"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

martedì 20 marzo 2012

Il ruolo della politica

Non credo che la crisi dipenda dall'articolo 18. E nemmeno la sua soluzione passerà da questo odiato disposto normativo. Condivido il commento di quanti dichiarano che a volte le tutele sindacali sono eccessive rispetto a lavoratori che tali dimostrano di non essere, infangando con un comportamento lavativo, e non lavorativo, un'intera categoria di colleghi. Ma la soluzione non può che essere un'altra. Non credo di essere all'altezza di parlare dei rapporti fra lo Stato e le Organizzazioni Sindacali, ne sa certamente più di me il ministro Fornero.

Quello di cui credo di poter parlare con cognizione di causa è la separazione delle carriere fra politici e ladri. Stamattina, ascoltavo la radio e il programma Caterpillar AM di Radio 2 proponeva un sondaggio fra gli ascoltatori. Visti gli ultimi sviluppi giudiziari, chiedevano i presentatori, siete daccordo nell'impedire ai politici condannati in primo grado a candidarsi? Beh, fino a quando ho ascoltato io, è stato un plebiscito. Ma molto indicativa è stata la prima telefonata, che rispecchiava esattamente il mio pensiero. La signora al telefono diceva che i politici sono al nostro servizio, rappresentano un settore pubblico disponibile per il cittadino, come le poste, le ferrovie, la sanità e così via. In pratica è come se in casa avessimo la governante, il maggiordomo, la baby sitter. Nessuno di noi, credo, si terrebbe in casa una persona per la quale vi è anche solo il sospetto che abbia commesso un furto. Quindi, concludeva la signora, per lei basterebbe anche solo un avviso di garanzia per eliminare la possibilità di candidatura della persona interessata.

Forse io non sono così drastico, perché questa potrebbe rappresentare un'arma per eliminare un concorrente. Credo però che il rinvio a giudizio sarebbe un ottimo spartiacque fra la candidabilità e il divieto. Non solo, quello dovrebbe essere uno spartiacque anche per la prescrizione, cioè, dopo il rinvio a giudizio il processo si deve completare , passassero anche vent'anni.

Fatto questo, si potrebbe cominciare a parlare di lavoro e dei lavoratori italiani insolenti che tanto male fanno all'economia mondiale.

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