Proviamo a ragionare fuori dai clamori. Intanto bisogna dire che le elezioni regionali hanno clamorosamente nascosto una brutta notizia: ancora una volta i siciliani avranno a che fare con un presidente della Regione cinvolto in una brutta storia di mafia. Ora, al di là del risultato delle indagini e del relativo processo, è sconfortante dover prendere atto che la storia si ripete, ma che i protagonisti della storia siamo noi. I siciliani hanno scelto, non so quanto il loro voto fosse completamente libero, ma potevano votare per la Borsellino e per la Finocchiaro ma non lo hanno fatto. Analogo discorso è accaduto in Campania, dove è stato eletto un candidato indicato da uno per il quale c'era stata una richiesta di arresto: a pensare male si fa peccato ma molto spesso ci si indovina. E pensare che in Campania, al contrario della Calabria, la possibilità di scegliere un candidato migliore ci sarebbe stata, ma quel candidato ha preso un numero di voti che oscilla fra l'1 e il 2 per cento. Anche alla luce di quanto accaduto nel mio Comune, dove ha vinto chi doveva vincere, io mi chiedo: ma il voto degli italiani è ancora libero o risponde a dinamiche che vanno dal voto di scambio allo spirito di appartenenza? E nell'un caso e nell'altro, è giusto rimanere ancorati a partiti, movimenti e persone che continuano a prenderci in giro e nella migliore delle ipotesi, e non è una cosa frequente, ci ricambiano con favori personali che nulla hanno a che vedere con lo sviluppo sociale e del territorio? Ma andiamo avanti.
Un'altra cosa che viene fuori da queste elezioni è che Formigoni ed Errani non potevano essere eletti e invece sono stati eletti a dispetto di una norma che diceva che non ci si può candidare alla guida di una regione per più di due mandati consecutivi. Ma, si dirà, la norma prevede anche che si possono fare delle norme regionali di deroga. Sì, è vero, ma tali norme non sono state fatte, quindi i due neo eletti sono abusivi, almeno fino a quando non faranno le norme di deroga. Ma il principio che rimane è che si è commesso un abuso, se non proprio un reato, che poi verrà sanato con una legge ad personam. La stessa cosa era stata perpetrata, senza il minimo scrupolo, dal PD pugliese che, in barba alla norma che vuole che un sindaco non possa candidarsi a presidente regionale, si voleva fare una legge per permettere ad Emiliano, sindaco di Bari, di candidarsi. Tutto questo naturalmente prima del ciclone Vendola. E' chiaro che in queste condizioni non dobbiamo lamentarci se il presidente del consiglio abusa costantemente di questo ufficio, così come è chiaro che la gente continuerà a pensare che tanto sono tutti uguali e chi non è daccordo non avrà mai gli strumenti per confutare tale teoria.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
mercoledì 31 marzo 2010
Le notizie nascoste
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