Con la Legge n. 264/1999, nel 1999 veniva istituito il numero chiuso per accedere alle facoltà universitarie di Medicina, Professioni sanitarie, Odontoiatria, Medicina veterinaria, Architettura e Scienze della formazione primaria. Il Presidente della repubblica era Ciampi, il Presidente del Consiglio era D'Alema, mentre Zecchino era il Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica. Dobbiamo ringraziare questi signori, ciascuno per le proprie competenze, se oggi migliaia di ragazzi neo-diplomati sono costretti a passare dalle forche caudine dei test di accesso alle università; dobbiamo ringraziare questi signori se alcune menti eccelse non si possono esprimere perchè falcidiate da un test non sempre limpido, che ha conosciuto momenti di degrado e corruttele, come ad esempio il caso di Bari di qualche anno fa (allora come ora la Puglia è sempre stata il laboratorio della politica italiana). Dobbiamo ringraziare questi signori se abbiamo fatto un passo indietro verso le università dei baroni, tanto avversate nel sessantotto e per le quali si era fatta tutta una serie di proteste sfociate nella libertà di accesso per tutti che la Costituzione garantirebbe e che questa volta, ancora una volta, è stata miseramente calpestata. Lo dobbiamo a questi signori se un giorno ci saranno pochi medici che si arricchiranno, facendo straordinari e lavorando dieci o dodici ore al giorno a dispetto di coloro che non possono farlo perché gli è stato impedito l'accesso. Lo dobbiamo a questi signori se un giorno i medici ricominceranno ad essere i vecchi baroni del paese, a cui tutto era dovuto.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
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