Premetto che non ho condiviso la discesa in campo del premier nelle elezioni regionali dell'Abruzzo e della Sardegna. Credo infatti che il capo del governo debba essere imparziale come il Presidente della Repubblica, della Camera e del Senato. Mai, nessuno di loro deve scendre nell'agone politco, schierandosi con una parte, anche se tutti sappiamo bene che il Presidente del Consiglio è espressione di una parte ed è sostenuto da una maggioranza parlamentare. Detto questo, assume un carattere già di per sé grottesco quello che sta accadendo in questi giorni a proposito del pasticcio delle liste. Ma voglio aggiungervi dell'altro.
Il nostro premier, probabilmente, queste elezioni non voleva vincerle, voleva dare una lezione ai suoi e infatti all'inizio sembrava che non volesse proprio scendere in campo, tanto che un giorno ha dovuto affermare pubblicamente che invece, contrariamente a quanto lasciato intendere, avrebbe fatto il contrario. Poi è successo l'imprevedibile. Non so se il pasticcio delle liste non se lo aspettava o semplicemente non si aspettava che gli effetti sarebbero stati così disastrosi. Anche perché, dopo il Lazio, è arrivata la Lombardia. Così ha dovuto mettere a punto un inutile decreto, messo su con tale fretta da risultare, ripeto, inutile sia in Lombardia, dove le liste sono state ammese, sia nel Lazio, dove le liste non sono state ammesse e lasciando agli italiani questa eredità di una interpretazione legislativa che, è vero che scadrà tra qualche mese, ma crea un precedente pericolosissimo, perchè d'ora in poi tutti potrebbero in futuro fare lo stesso. In un Paese dove non si riesce a fare una buona legge sul fine vita, quando sembrava che col cadavedere anciora caldo della Englaro, fosse una cosa da fare in pochi giorni. Ora, guarda caso, nessuno ne parla più a oltre un anno dalla morte. Ma torniamo a noi.
La cosa evidentemente deve essergli sfuggita di mano, se dopo un primo momento di silenzio, si è arrivati al solito refrain, delle toghe rosse e dei comunisti, quando è palese che il pasticcio se lo sono creato in casa, e forse artatamente. Si è ripreso a parlare dei nemici della democrazia che non sono loro ma sempre gli altri. E ieri si è anche sfiorata la rissa contro un giornalista autodefinitosi freelance, cioé libero da direttori che impongono una linea informativa e quindi libero di fare le domande che più gli piace fare. Apriti cielo, è stato accusato di essere un disturbatore del pubblico lecchinaggio e quasi picchiato dal Ministro della Difesa personale del Premier, l'ignobile La Russa. A questo siamo, ad un regime che non riesce più neanche a farsi le leggi ad personam, come l'inutile impedimento, già coperto anch'esso da abbondante normativa, non solo, ma che sono stati costretti ad imporlo per decreto e con la fiducia, sennò col cavolo che sarebbe passato e poi via, in fuga dai giornalisti non allineati.
Quale sarà la prossima linea di tolleranza che verrà superata?
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