"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

sabato 6 marzo 2010

Dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno

Ormai dobbiamo farcene una ragione, questo capo di stato, con la minuscola, ormai, ci ha abituato alle sue consuete 'moral suasions'. Non c'è più una istituzione credibile. Quando conviene il presidente della repubblica, con la minuscola, tace quando il parlamento, con la minuscola, lavora. Quando non conviene ci sono i dialoghi che scoraggiano la produzione di determinate leggi o decreti e poi, una volta, aggiustate, vengono emanate e promulgate come piace a loro. Il presidente della repubblica, con la minuscola, dovrebbe essere fuori dai giochi di parte, come aveva giustamente risposto alla Polverini, che ne aveva all'inizio chiesto un intervento per risolvere il pasticcio. Poi è successo qualcosa, e allora il capo dello stato, con la minuscola, si è schierato accanto ad un presidente del consiglio, con la minuscola, che, anche lui, dovrebbe essere fuori dai partiti e fuori dalle persone. Il governo dovrebbe legiferare per la gente, per i cittadini, non per uno solo o per una parte di essi. Tutto questo schifo, perchè di uno schifo stiamo parlando, significa una sola cosa: fuori dalle regole non c'è democrazia. E' rigore non più quando arbitro fischia ma solo quando l'allenatore di una squadra e l'arbitro decidono che la cosa si può fare, le regole si riscrivono durante la partita. Ora tutti, alla presentazione di una domanda per un concorso o per una gara d'appalto, possiamo sentirci autorizzati a chiedere modifiche alla scadenza o ai capitolati, tutto si può fare basta mettersi daccordo.
Davanti a questo schifo, dalle piante dei piedi fino al cuore e fino alla bocca, il corpo delle persone oneste, dall'Alpi a Lampedusa e oltre, passando per gli italiani all'estero, fa il giro del mondo e grida una sola parola: VERGOGNA.

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