"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

giovedì 26 aprile 2012

Sacche di ipocrisia

Credo che l'attuale panorama sociale e politico italiano offra spunti per commentare fiumi di ipocrisia. Partiamo dalla scomparsa del povero Morosini. Fermo restando che è stato giusto fare tutto quello che è stato fatto, cioè la sospensione delle partite, i minuti di silenzio, le manifestazioni, gli applausi al passaggio della bara con tutte le magliette e le bandiere che lui aveva rappresentato, tutto, insomma. Trovo ipocrita aver fatto tutto questo, ad esempio, da quelle persone che fino ad un giorno prima ne avevano ignorato l'esistenza, nonostante la vita travagliata che quel povero ragazzo aveva vissuto. Ma soprattutto trovo ipocriti tutti quei rappresentanti delle istituzioni che quando si tratta di spellarsi le mani in pubblico per celebrare eventi che in qualche modo li vedono in prima fila, sono sempre lì a farsi vedere, quando invece si tratta di fare delle buone leggi per ridurre i morti sul lavoro non ci sono mai, perché tanto quelle non portano voti e consensi, perché chi fa bene il suo mestiere bene non va a finire in prima pagina. Perché di questo stiamo parlando, cioè di morti sul lavoro, quale è stato Morosini, il quale, è vero, è morto probabilmente per un difetto genetico, ma è pur vero che è morto sul lavoro come migliaia di padri di famiglia che ci lasciano ogni anno.
E veniamo ad un'altra ipocrisia, se possibile più grossa, quella cioè del Capo dello Stato. Mi piacerebbe sapere a chi si riferiva quando parlava di demagogia, populismo e antipolitica. Si riferiva a chi si sta facendo portavoce di una sacrosanta protesta verso una classe politica corrotta e incapace di portare avanti un qualsiasi progetto di difesa dei cittadini italiani, associando a questa protesta dei concreti progetti di crescita culturale, morale e sociale, un programma serio, articolato in cinque punti. che poi sono diventati sette e tendono a crescere, secondo le idee che giungono dal basso. Oppure Napolitano si riferiva a quei politici che hanno distrutto la politica e sono oggi i maggiori rappresentanti dell'antipolitica, perché di politica non sanno nulla e, interviste alla mano, non vogliono sapere nulla, basti pensare che Marcello Dell'Utri, condannato per associazione mafiosa, inventore e fondatore del partito Forza Italia, disse che non gli piace la politica e che vi era entrato per evitare di finire in galera (parole sue). La politica, dunque, per molti di loro è solo fonte di privilegi, dimenticando che dovrebbe essere soprattutto lavoro da svolgere al servizio della comunità, la quale si aspetta soluzioni per i problemi di ogni giorno. Io credo che Napolitano si riferisse ai primi, anche perché poi si è limitato a bacchettare i secondi che, per nulla scossi dalla vergogna che avrebbe dovuto seppellirli da tempo, continuano e continueranno finché gli sarà permesso, a fare una pessima pubblicità alla politica politica.