Non se ne va dalla testa. E' morto un gattino della cucciolata. Il più fragile, il più piccolo di tutti. La malattia lo aveva colpito ma è inutile negare che la cosa che non riesco a dimenticare è che forse l'ho curato male, me lo sento come una colpa personale. Certo, la causa potrebbe essere stata l'aggiunta, alla cucciolata vera e propria, di altri due cuccioli che rischiavano di morire nella loro cucciolata di origine, così la madre ne ha dovuti accudire sette anziché cinque. Non so quale è stata la causa, ma mi ha fatto molto male vedere morire quell'esserino che negli ultimi giorni avevo accudito personalmente, vedendolo sompre più in difficoltà. Poi, quando era già avanti con il suo male, l'ho portato dal veterinario, nel disperato tentativo di salvarlo. Ma lì, invece che salvarlo, ho capito che la soluzione migliore sarebbe stata la soppressione, anche perché è morto poche ore dopo.
Di tutta questa vicenda, la cosa che più mi ha sorpreso è stato l'atteggiamento della madre. E' una gatta che ha saputo accogliere i nuovi mici che le sono stati affidati, li ha tenuti e cresciuti come fossero suoi. Tutte le sere usciva a passeggio, poi il mattino tornava a mangiare e ad allattare. Ma ieri sera non è uscita, è rimasta accanto al corpicino del figlio e lo ha pianto, presumo, tutta la notte. Stamattina, quando mi ha sentito, si è avvicinata alla porta, si è fatta vedere e mi ha quasi chiesto di seguirla, dove il piccolo giaceva senza vita. Beh, in questo atteggiamento io ci ho visto tanta umanità, tanto amore. E certo se ne vedono in giro di filmati di animali che restano anche per ore a sorvegliare il corpo senza vita di un loro simile, morto per un incidente stradale. Ma vederla dal vivo, così afflitta, con la coda bassa, lei che la teneva sempre orgogliosamente alta, mi ha fatto pensare. E ognuno può commentare, secondo il proprio punto di vista, la bellezza di quei sentimenti.
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