Leghisti e calciatori, queste due categorie chiamate in causa da due notizie.
La prima riguarda il solito Calderoli in vena di boutade. Sì, perché quella della riduzione degli stipendi dei calciatori non può che essere una boutade, e non per la proposta in sè, che alla fine può pure essere legittima. Tutti fanno i sacrifici, li facciano anche i calciatori. Faccio però presente al ministro che i calciatori non sono tenuti a dare alcun esempio, perché di questo stiamo parlando, non di tanti soldi. Semmai l'esempio avrebbero dovuto darlo i parlamentari, i quali se ne sono usciti con una mancetta, elemosinata da quattro gatti. Per non contare che gli stipendi delle società di calcio sono soldi privati, quindi si tratterebbe solo di quei soldi che eventualmente dovrebbero prendere in caso di vittoria. Non so se in tutto si arriverebbe a due, cinque o dieci milioni, da far annegare nel mare magnum dei debiti e della manovra che viene richiesta al governo da necessità interne, figlie di una politica economica dissennata, prima che dall'Europa.
La seconda notizia è il diversivo improvvisato da Marchisio sull'inno nazionale "che schiava di Roma LADRONA Iddio la creò". Chi ha visto il video su youtube, non credo possa avere dubbi sul fatto che sia andata così. E neanche credo che ci debbano essere ripercussioni disciplinari sul ragazzo che, per l'appunto, ha fatto una ragazzata, senza neanche rendersi conto della gravità di quello che faceva. Come non si può esportare la democrazia, non si deve imporre l'educazione, di qualunque tipo si tratti. Bisogna capire le ragioni e lavorare, da parte di una classe politica troppo distratta dall'inseguimento degli extracomunitari. Sarebbe il caso che personaggi che siedono sugli scranni di Roma, e che da Roma succhiano milioni per sè stessi e per i propri figli, comincino a dire chiaramente ai propri elettori che con la bandiera italiana non ci si pulisce il culo, che quando gioca la nazionale ci si sente fratelli, esattamente come quando la Schiavone, milanese, vince il Roland Garros. Bisogna educare i giovani all'unità nazionale. Questo è ancora, purtroppo, il compito gravoso che spetta alla classe politica dirigente del nostro disastrato Paese. L'alternativa è quella di sentire, o vedere, un ragazzotto della periferia torinese vilipendere il nostro inno, e non potergli neanche dire nulla perchè chi ci governa, negli anni, ha fatto decisamente di peggio.
Nessun commento:
Posta un commento