Può capitare di vivere in un Paese in cui ministri del governo in carica disprezzano l'inno nazionale, la bandiera e vaneggiano di un territorio compreso nella nazione, cui danno anche un nome ma che in realtà non esiste in nessun testo di geografia, ma solo nella loro testa. Può capitare che la terza carica dello stato affermi che tale zona separata dalle altre in realtà non esiste e venga scambiato per uno statista. Può capitare di vivere in un paese in cui un senatore dica apertamente che si è fatto eleggere per sfuggire ai propri processi, che non gli piace fare il politico, che della politica non gliene importa nulla e che continui a riscuotere successi presso i propri elettori e presso il responsabile del proprio partito. Capita di vivere in un Paese in cui la prima carica dello Stato firmi dei decreti e poi li disconosca o dia a vedere che non ne conosce il contenuto. Cosa c'entra infatti negare ad un ministro, che lui stesso ha appena nominato, un diritto che aveva acquisito grazie ad un decreto firmato qualche settimana prima e non negarlo, ad esempio, alla quarta carica dello stato che, nel frattempo, ne ha usufruito a piene mani? Può accadere di vivere in un Paese il cui governante disattende sistematicamente tutte le promesse elettorali, come l'abolizione delle province, l'abbassamento delle tasse, investimenti per la sicurezza e nuove norme per tamponare il presunto dilagare della criminalità, una riforma della giustizia che riduca a tempi raguionevoli la durata media dei processi. Può accadere di non mantenere queste ed altre promesse e di continuare a riscuotere consensi, non solo, ma di poter anche andare in giro a dire che, se non si approva una legge sulle intercettazioni, non si tiene fede alle promesse fatte in campagna elettorale, dimenticando che le promesse fatte andavano nella direzione esattamente opposta, quella della maggiore sicurezza, non quella della presunta violazione della privacy. Può accadere che in prima battuta la quarta carica dello Stato dia come non trattabile la modifica del testo, poi che dica che l'importante che si approvi in qualunque modo, come un accattone che non sa più che pesci pigliare. Allo stesso modo si comporta un ministro di governo, che prima reclamizza ed enfatizza i presunti successi economici ottenuti, poi chiede di approvare la manovra finanziaria, anche se non soddisfa nessuno, perchè sennò si va in bancarotta. Capita che di fronte a questo sfascio politico ed istituzionale manchi un'opposizione, anche fragile, che dia una timida spintarella a un baraccone che ormai precipita.
Capita di ritrovarsi in tale situazione, ma, vi prego, ditemi che è solo un sogno e che l'incubo volge finalmente al termine.
Purtroppo caro Paolo,con questi manigoldi al potere,credo che l'incubo durerà ancora parecchio tempo visto che il popolo italiano è un gregge di pecoroni.
RispondiEliminati ringrazio del commento, ma nelle parole di ferrara una tiepida speranza: "se condannano dell'utri viene giù tutto".
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