M'immagino, ed invito anche i lettori a farlo, la giustizia, come una donna che è madre di un bambino indifeso. Lo cura, lo protegge, cerca di difenderlo dagli agenti esterni e dalle accuse, a volte vere a volte meno, da parte di chi cerca di giustificare le proprie colpe, ad esempio un fratello maggiore. Poi il bambino cresce, diventa uomo e diventa maturo e forte. A quel punto è lui che si occupa della madre, che cerca di aiutarla, di fornirle i supporti necessari per svolgere la sua attività ordinaria.
Ora immaginate che gli indifesi siano i poveri, i diseredati, le fasce sociali che hanno più bisogno, non solo di giustizia, ma anche di garanzie, perché sono maggiormente soggetti all'errore. E' lì che madre giustizia deve mostrare il suo volto, al tempo stesso giusto e misericordioso cercando, sì, di punire i colpevoli dei misfatti, ma anche di salvaguardare situazioni disperate che riguardano sia l'individuo che il contesto sociale che lo circonda, come ad esempio la sua famiglia.
Poi immaginiamo che il bambino che cresce e diventa adulto, sia la componenete più ricca e potente della società, i facoltosi, i politici, la Chiesa. Questi soggetti, non solo non hanno bisogno di garanzie perché le hanno già di suo, ma dovrebbero fornire alla giustizia del proprio Paese un supporto in termini di produzione di leggi adeguate a risolvere i tanti problemi e dovrebbero essere esempio cristallino, sia in termini di vera e propria onestà, sia in termimi di semplice apparenza. Questi soggetti, insomma, che non dovrebbero creare problemi alla giustizia, madre vecchia e bisognosa di aiuto, ma glieli dovrebbero risolvere, andrebbero ripagati con l'ostracismo da parte di chi non si fida più di loro.
Questo io penso e chiedo ai casuali lettori, vi sembra che l'utilizzo la parola 'giustizialismo', e tutti i suoi derivati, ivi compresa la persecuzione giudiziaria, vada in questa direzione?
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