"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

giovedì 10 febbraio 2011

L'ultimo, disperato appello

Giusto o sbagliato che sia, è stato sottoposto all'attenzione dei cittadini, medici e non, un appello che invita ad un ripensamento in merito alla legge sul fine vita che è stata portata in Parlamento ed è in attesa di approvazione. il titolo dell'appello è "Io non costringo, curo."
«I medici non vogliono una legge che costringa a mantenere in vita con tecnologie straordinarie o sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole e non ha più una ragionevole speranza di recupero». Sostengono anche che «non vogliono calpestare, per scelte legislative ideologiche, la deontologia professionale e la stessa Costituzione che garantiscono il rispetto della volontà dell'individuo sulle terapie da effettuare». Non vogliono poi che l'idratazione e la nutrizione artificiale «siano strumentalmente considerate nella legge come "pane ed acqua", in contrasto con la comunità scientifica internazionale e negando l'evidenza della necessità per la loro somministrazione di competenze mediche e sanitarie». Nell'appello si chiede infine di «poter lavorare secondo scienza e coscienza in una alleanza terapeutica con la persona assistita, alla quale devono sempre essere garantite la dignità e la decisione finale». Tra gli altri, non ha nascosto la sua preoccupazione la neurologa Daniela Tarquini, direttore Uoc neurologia del Nuovo Regina Margherita di Roma, fra le prime firmatarie dell'appello. ''Il rifiuto delle cure non prevede limiti, perche' le cose dovrebbero cambiare nel momento in cui si perde coscienza? E' un'ipotesi inammissibile'' ha affermato. ''Nel momento in cui si perde lo stato di coscienza si perdono anche i diritti che vanno automaticamente a chi ha vinto le elezioni?'', si chiede Marino, auspicando un ''ripensamento, una riflessione su questo tema'' senza nascondere la preoccupazione sugli effetti che le nuove norme potranno avere in termini di nuovi ricorsi alla magistratura ''che dovra' cambiare una legge che e' contro la nostra Costituzione''.
E' possibile aderire a questo appello inviando il proprio nome, cognome, qualifica professionale a info@desistenzaterapeutica.it

2 commenti:

  1. Ho 63 anni ed ho già scritto le mie volontà. Ne ho pure parlato con mio figlio ed il mio miglior amico: quando non sarò più me stesso dovranno fare in modo di non protrarre ogni inutile accanimento. Se qui non sarà possibile, lecitamente o meno, dovranno portarmi in un paese in cui la mia volontà potrà essere esercitata. Ciò alla faccia di preti e politici egoisti che vogliono decidere per me.

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  2. grazie per la tua testimonianza. Personalmente credo che nessuno abbia il diritto di mettere il cappello su argomenti tanto delicati. Grazie ancora

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