L'ipocrisia della classe politica italiana non conosce confini. Si staglia altissima nel blu rendendo grigio tutto ciò che vorrebbe illuminare. Così accade che in Val di Susa viene evocata una battaglia o, se preferite, una guerra e poi ci si lamenta se la guerra accade veramente. Ma andiamo per ordine.
Da qualche anno si parla di un tunnel che dovrebbe collegare la Val di Susa a Lione, così come si parla della fine dei cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria o dell'inizio dei lavori per la costruzione di un ponte sullo stretto di Messina o di tante altre opere più o meno utili. I cittadini del posto, i valsusini, si sono da sempre dichiarati contrari all'opera. La ritengono inutile, perchè non è giustificata dal volume del traffico e dal fatto che ci sono già altre linee che potrebbero semmai essere rafforzate, invece che costruirne una nuova; dannosa, sia dal punto di vista dell'impatto ambientale, sia dal punto di vista dell'impatto sulla salute degli abitanti; dispendiosa, perché poi gran parte del costo graverebbe sulle tasche dei cittadini italiani. I politici di questo e dei governi precedenti dicono di aver parlato con tutti, comitati, associazioni, sindaci, e alla fine hanno trovato accordi che dispiacciono solo ad una sparuta minoranza. Dicono. Ma, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Pare che questa minoranza non sia poi così sparuta. Di fatto inizia una protesta che porta a rimandare l'inizio dell'opera fino al giorno in cui l'Ejuropa, stanca di questo tira e molla, fissa una data oltre la quale si sarebbe disinteressata all'opera e avrebbe quindi negato all'Italia i relativi finanziamenti (un piccola quota rispetto all'importo finale). A questo punto si è scatenato il finimondo. Si perché, si può scherzare con tutto ma non con i sentimenti. Quando sentono parlare di soldi, i nostri politici diventano sordi a qualsiasi altra campana, nulla più li distrae, partono in picchiata e vanno dritti all'obiettivo. Alto che priorità e opere necessarie!
Ora io ragiono come se dalle mie parti si volesse trapanare il Mediterraneo alla ricerca del petrolio. Condivido pienamente le ragioni dei valsusini e di chi si è mosso in loro sostegno, le cose non si fanno per forza. Chi evoca la guerra ha la guerra come risposta, (black block a parte, naturalmente).
Mi chiedo, cosa sarebbe costato indire un referendum ristretto agli abitanti della zona per sondare le reali intenzioni, o tale strumento è troppo democratico per i nostri politici? A proposito, non si permettano di tentare le trivellazioni nell'Adriatico, avranno anche lì una risposta adeguata alle loro continue provocazioni.
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