Come noto, è in corso di approvazione nel parlamento italiano la legge sul biotestamento, che vedrà la luce a due anni e mezzo dalla morte di Eluana Englaro. Si riaccendono così le polemiche relative agli articoli ed ai relativi enmedamenti. Ad esempio una polemica abbastanza accesa, nei giorni scorsi, ha riguardato l'emendamento all'articolo 3 del Ddl che, come formulato, restringerebbe la platea di coloro che possono ricorrere al provvedimento, rendendolo possibile al solo «soggetto che si trovi nell'incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze, per accertata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale». «Un nuovo trucco per paralizzare la libertà di medici e pazienti» secondo, Ignazio Marino, senatore Pd, che spiega: «La norma proposta è praticamente inapplicabile nell'assistenza clinica e nella ordinaria pratica medica, ospedaliera e domiciliare che sia. L'espressione "attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale" è confusa e non esistono criteri di accertamento definiti e unificati». «Una decisione assunta da una politica rinchiusa nel suo fortino» fanno eco Cecilia Taranto, segretario nazionale Fp Cgil, e Massimo Cozza, segretario dell'area medica, «lontana dai cittadini che hanno una chiara consapevolezza dei loro diritti, a partire dalla libertà di scelta, e distante da medici e operatori sanitari che quotidianamente vogliono dare risposte di cura e di assistenza in una alleanza terapeutica sempre rispettosa delle volontà del paziente, comprese le direttive anticipate». Da qui la richiesta inviata al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che il Consiglio superiore di sanità stabilisca, prima dell'approvazione definitiva del Ddl, se l'alimentazione e l'idratazione artificiale sono da considerarsi atti medici. Al coro dei no si unisce Marco Cappato, segretario dell'associazione Luca Concioni, che definisce il provvedimento«una legge violenta contro l'opinione della stragrande maggioranza dei cittadini».
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
lunedì 11 luglio 2011
Si riaccendono le polemiche sul biotestamento
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