Il padrone del Milan pone il veto e l'affare Pato non si fa. A cascata non andrà in porto il trasferimento di Tevez al Milan e forse ci saranno ricadute anche su altri contatti che avevano preso corpo negli ultimi giorni.
Il padrone del Parlamento pone un aut aut (si scrive così perché è un latinismo, non una citazione anglofona, come alcuni sono portati a credere) e l'arresto sacrosanto di Cosentino non viene autorizzato. Chissà quante cose aveva da dire quell'uomo, per tenere buona anche la Lega del duro e puro (si fa per dire) Bossi. Ora perfino a Radio Padania sono venuti alla luce molti mal di pancia da parte del popolo leghista, anche perché una parte dei deputati del Carroccio aveva votato per l'arresto (sacrosanto).
I giudici della consulta bocciano i referendum per l'abolizione della vigente legge elettorale e c'è in particolare uno che esulta per lo status quo (altro latinismo, me ne scuso, ma oggi è proprio giornata), perché questa legge che il suo stesso ideatore aveva definito "porcata" (da cui il famoso porcellum e sono tre ... i latinismi) gli aveva consentito, non solo di vincere le elezioni, ma di comprare secondo le necessità, uno o più parlamentari, utilizzando alternativamente soldi, posti di lavoro o semplicemente l'arma del ricatto, riducendo la Camera dei deputati in quel famigerato mercato delle vacche che era diventato, fino alle sue dimissioni spontanee (per la verità indotte dal rischio di fallimento delle sue aziende).
Tre avvenimenti hanno segnato la giornata di ieri. Apparentemente slegati l'uno dall'altro, ma in realtà molto sintomatici di una situazione in cui c'è sempre un uomo che continua ad imporre le sue decisioni, indipendentemente dalla volontà e dalle esigenze degli altri.
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