Vorrei porre l'accento sulle parole di Alfano, l'ex ministro della Giustizia. Lo voglio fare non tanto per controbattere alle sue parole, ma per rimarcare quei concetti già espressi recentemente in un precedente post. Ritengo infatti che tutti i depositari di un potere abbiano bisogno di una certa immunità che gli consenta di prendere serenamente ogni decisione. Questo vale per i giudici, ma vale anche per i politici, per i religiosi o per i giornalisti. sta poi al buon senso di ciascuno comportarsi correttamente nei confronti delle persone che subiscono le conseguenze positive e negative del loro operato. Fermo restando che deve esistere un organismo interno, che si chiami CSM, Parlamento o altro organo competente specifico, secondo il settore, che giudicherà il comportamento dei propri affiliati e ne trarrà le conseguenze in maniera oggettiva, possibilmente senza interferenze o sollecitazioni esterne.
Alfano, come anche parte degli organi di comunicazione, si è detto sconcertato per la sentenza sul caso di Perugia e si è chiesto chi pagherà per gli anni di carcere comminati a due innocenti. Io non voglio chiedere quello che già opportunamente ha chiesto ad Alfano la senatrice Finocchiaro e cioè: chi pagherà per il Lodo Alfano, bocciato dalla Consulta? No, io voglio fare un altro percorso. Mettiamo che i due presunti assassini fossero stati dichiarati innocenti nel corso del primo grado di giudizio e quindi, a seguito di nuovi elementi, si fosse celebrato il secondo grado e lì fossero stati ritenuti colpevoli, cosa avrebbe detto il signor Alfano e quegli organi di informazione che hanno sparato sui giudici? Oppure, ferme restando le sentenze emesse, può anche essere che l'ultima sentenza sia quella sbagliata, perché i due presunti assassini sono colpevoli, altrimenti non si spiegherebbe chi ha ucciso la ragazza inglese, e quindi i giudici "da punire" non sono i primi ma i secondi.
Insomma, il concetto che voglio esprimere è che non è mai facile emettere una sentenza, ma soprattutto che, quando si emette una sentenza coraggiosa, come quella del secondo grado nel processo di Perugia, che ha ribaltato completamente il verdetto del primo grado, bisogna restare in silenzio ed averne rispetto. Consci anche del fatto che alla base dei problemi della giustizia italiana non vi sono solo i magistrati, che pure hanno un ruolo, ma vi è soprattuto una classe politica corrotta che, dati alla mano, non ha nessun interesse a portare avanti una seria riforma.
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