Non bastavano gli scioperi della scuola, dei magistrati, dei trasporti, dei terremotati, delle regioni e delle altre cariche delegate al governo locale (stranamente le sole figure che non hanno protestato per questa manovra sono i politici, i banchieri, i petrolieri, i manager e, alla fine, anche gli industriali si sono detti soddisfatti, chissà perché). Ora si viene a sapere da quest'articolo di Doctornews che, nelle pieghe della manovra, c'è anche un altro rischio. Buona lettura!
La manovra in discussione al Senato mette a rischio l'esistenza del Centro nazionale trapianti. «Quando sono diventata ministro della Sanità, l'Italia era il fanalino di coda nelle classifiche dei trapianti in Europa e nel mondo occidentale». Lo ricorda Rosy Bindi, presidente dell'assemblea nazionale del Pd. «Grazie alla legge varata nel '99 - sottolinea - che tra l'altro ha istituito il Centro Nazionale Trapianti, il nostro paese si è dotato di un'organizzazione moderna e all'avanguardia che ha permesso di colmare gravi lacune e ritardi, di incrementare le donazioni e i trapianti di organo, di salvare migliaia di vite umane e di risalire nelle graduatorie europee fino a conquistare i primissimi posti». «Ora, con la manovra in discussione al Senato - fa notare Bindi - questi ottimi risultati rischiano di essere vanificati. Il taglio dei contratti a tempo determinato nella pubblica amministrazione mette infatti a rischio l'esistenza del Cnt, con gravissime conseguenze sull'efficienza e la sicurezza della rete nazionale dei trapianti". Per l'esponente del Pd, «è bene ricordare al presidente del Consiglio, ai ministri Tremonti, Brunetta e Sacconi, i quali hanno a lungo magnificato il valore della flessibilità, che il Cnt, come altri servizi innovativi della pubblica amministrazione, funziona proprio grazie a quei lavoratori e professionisti che hanno accettato contratti flessibili».
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