"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

lunedì 14 marzo 2011

Due più due.

C'è una cosa che non mi va né su né giù. Mi ronza nel cervello da qualche giorno e non riesco a scacciarla via. Il pensiero è sempre rivolto alla epocale riforma della giustizia. Sono convinto che non si tratti della solita legge ad personam, così come credo che è un passo che ci voleva da parte del governo che, finalmente, invece di continuare a lemantarsi dei giudici e della giustizia, ha fatto quello che doveva fare: abbandonare la politica delle leggine e cominciare seriamente ad affrontare i nodi che più gli stanno a cuore con una riforma organica. Eppure, tralasciando di entrare nel merito del disposto normativo, per quanto il metodo sembrasse finalmente ineccepibile, c'era qualcosa che non mi tornava. Così, conoscendo i miei polli, ho cercato di capire meglio. Ricapitoliamo. Giorni fa il presidente del consiglio ha dichiarato che parteciperà a tutte le sedute dei processi nei quali è coinvolto, dando come giorno disponibile il lunedì, naturalmente da concordare di volta in volta. Così, dopo anni di difesa dai processi, preferita alla difesa nei processi, finalmente decide di farsi processare, che strano. Pochi giorni dopo spunta fuori questa riforma epocale. Le due cose sembrano non avere nulla a che vedere l'una con l'altra ma, pensandoci bene, facendo due più due, i conti tornano.
Il Caimano, non potendo fare altrimenti, in questa occasione, ha deciso di presentarsi davanti ai giudici però, prima di farlo, dopo anni di sterili dichiarazioni, ha posto le basi per una riforma della giustizia che porti i giudici a fare i conti con la responsabilità civile e con la separazione delle carriere, rincarando la dose con la fine della obbligatorietà dell'azione penale, che è uno dei capisaldi della Costituzione. Naturalmente aveva previsto che i magistrati non solo avrebbero detto di no, ma avrebbero parlato di riforma punitiva. Così ora, quando sarà giustamente condannato nei processi che lo vedono coinvolto, potrà sempre dire che la sentenza non era dettata dalle regole del diritto ma dal desiderio di vendetta da parte di una casta inviperita per la sua riforma della giustizia. A quel punto avrà gioco facile nell'indossare i panni della vittima davanti ai suoi sostenitori, nascondendo sotto di essi i denti aguzzi del Caimano.
Cosa fare. Lasciamolo fare, tanto questa riforma non si farà, è una cosa che non vuole nessuno, tanto meno il centro-destra, se pure dovesse passare di stretta misura, così com'è verrà sonoramente bocciata dal referendum confermativo. L'opposizione farebbe meglio a portare in aula i suoi emendamenti e le sue proposte, in maniera costruttiva perché, sinceramente, di una riforma della giustizia seria c'è maledettamente bisogno, quindi tanto vale cominciare. Evitare scontri verbali, dichiararsi disponibili al confronto, in questo modo non ci sarà solo lui ad ergersi rispetto agli altri come paladino delle riforme e quindi si potrà evitare di farlo sembrare vittima della magistratura, che giustamente lo condannerà le sue malefatte, senza far apparire questo come l'ennesima, presunta azione di giustizia ad orologeria.

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