Il crollo della Casa dei Gladiatori è certamente meno drammatico delle esondazioni, delle automobili ricoperte di acqua, della madre e del bambino ritrovati abbracciati sotto una coperta di fango, delle migliaia di persone che protestano contro le iniziative del governo, dei morti per una guerra che continuano a dirci che non è una guerra. Ma è un segno, un simbolo, ed è per questo che io capisco perfettamente il grido di dolore lanciato dal Presidente della Repubblica, contraddicendo il suo stile abitualmente sobrio e silenzioso. Vergogna, ha gridato. Non so e non mi interessa sapere se si riferiva a qualcuno in particolare, la colpa è sicuramente di tutta una classe dirigente che continua a guardarsi l'ombelico mentre l'Italia affonda nel fango e nell'insostenibilità di un comportamento che ormai ci crea solo imbarazzo nel mondo intero. Praticamente ultimi per crescita, indebitati fino al collo, con alle porte, non una, ma più finanziarie che ci spolperanno le ossa. Fermi, nell'attesa di un governo tecnico che affronti il nodo di una nuova legge elettorale che, siccome dovrebbe essere votata da questo stesso parlamento, non si capisce perché non farla subito. Stremati dall'assenza di un provvedimento che in qualche modo affronti i nostri problemi e non quelli di uno solo. Rimane la rabbia delle mamme vulcaniche, degli aquilani traditi e degli operai maltrattati, che ora assistono anche al crollo simbolico della casa dei gladiatori la quale, almeno nel nome, dovrebbe rappresentare forza e fierezza. E non c'è nemmeno la consolazione di una classe illuminata che dovrebbe guidarci fuori dalle macerie prodotte da questo sistema fallimentare.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
domenica 7 novembre 2010
La casa dei gladiatori.
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Sottoscrivo...
RispondiEliminaSaluti
grazie, poeta
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