Quanto accaduto ieri nella politica italiana, e in particolare da parte del cosiddetto Popolo delle Libertà, ha un sapore antico. E' accaduto infatti che il Presidente del Consiglio, durante un'intervista ad un giornale straniero, rilasciata tra l'altro un mese fa, ha pronunciato una frase che poteva dare adito a diverse interpretazioni, fra cui quella di critica nei confronti del precedente governo sostenuto dalla Lega Nord e, appunto, dal Popolo delle Libertà. Appena avutane notizia, i dirigenti del partito, invece di ascoltare tutta l'intevista e spiegare a tutti il vero senso delle parole di Monti, invece, cioè, di smontare sul nascere una possibile polemica, dal momento che anche loro sostengono l'attuale governo, hanno subito colto l'occasione per rivolgere le solite inutili minacce e hanno fatto mancare il proprio voto su piccoli provvedimenti, quasi a voler ribadire che senza di loro non si va da nessuna parte. Questo comportamento ha, dicevo un sapore antico, di quando le squadracce fasciste picchiavano gli oppositori, senza se e senza ma, senza un dialogo, un confronto democratico. Sarebbe davvero stata una gran fatica portare in TV un po' di dati e, mentre si cercava di spiegare il senso di quelle parole, confortare i propri elettori sulla bontà delle scelte operate?
Vista la strada scelta, ora, gli elettori del PDL hanno due possibili alternative. Possono essere contenti della prova muscolare, priva di idee e di argomenti, data dal proprio partito di riferimento e in quel caso dimostrerebbero a loro volta di essere privi di idee e di argomenti. Oppure possono pretendere una maggiore chiarezza, un maggiore sforzo, da parte di quella classe politica, pagata profumatamente non per agitare il manganello, ma per cercare di risolvere i problemi e, all'occorrenza, dare spiegazioni ai propri elettori, pena l'abbandono delle urne.
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