Alla base di tutto c'è l'ingordigia degli uomini. Sto leggendo, in questo periodo, un libro in cui, tra le altre cose, c'è scritta una grande verità: noi non abbiamo ancora completato la nostra evoluzione verso lo stato di esseri perfetti. Cioè, l'uomo non è ancora un essere superiore rispetto al resto del creato, continua ad avere in se degli aspetti che lo accomunano agli altri animali. Insomma, per dirla con l'autore del libro, che a sua volta riprendeva un altro autore del passato, siamo ancora centauri, un po' uomini, un po' animali. Forse un giorno, se la natura ce lo permetterà, diventeremo quello che siamo destinati ad essere, completando così la nostra evoluzione.
Ho provato a guardare l'uomo dall'esterno, fuori da questo mondo, ho cercato di immaginare i grandi sommovimenti che animano l'Universo e poi, da lì, ho visto l'uomo, vessato dalla sua ingordigia. Un male che gli sta peggiorando sensibilmente la qualità della vita e che forse gli toglierà la possibilità di sopravvivere nel pianeta nel quale è stato catapultato. Pensiamo all'inquinamento, ai disastri ambientali, alla corsa infinita verso inutili impegni istituzionali, accanto a persone che, immobili, continuano a morire di fame. Stiamo morendo tutti, poveri e ricchi, sopraffatti dal cancro dell'ingordigia che ci porta a volere sempre di più, a collezionare, senza tregua, a scapito di altri, pezzi di carta e di metallo volgare, solo perché gli abbiamo dato il nome di banconote e monete.
Credo che l'unica soluzione sia mettere un limite a questa possibilità di accumulo, solo così tutti potremmo riaprire gli occhi e cominciare a guardarci in faccia per scoprire finalmente cosa eravamo diventati.
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