Dopo un evento elettorale si fanno sempre tanti commenti su chi ha vinto e chi ha perso, si contano i voti, si formulano analisi, si cerca attraverso le virgole e i decimali di trovare motivi di speranza per il futuro delle coalizioni e così via.
A me non piace partecipare a questi riti. Io credo che negli ultimi anni, una quindicina o poco più, si è cercato di trasformare i risultati elettorali in risultati sportivi. Io credo che su questo tipo di strategia prosperi l'attuale classe dirigente politica. Qualunque cosa accada o qualunque cosa facciano dutrante il loro mandato, che governino bene, che rubino o che falliscano miseramente, non vengono mai giudicati, ma trasformano la campagna elettorale in una lotta fra il bene e il male, fra i buoni e i cattivi. Qualcuno di voi ha sentito qualcosa sull'operato della Moratti a Milano o i progammi di Fassino per Torino o quelli dei candidati di Napoli sul problema rifiuti? Io non ho sentito nulla di tutto ciò. So solo che si è fatta una gran cagnara, intrisa di terriorismo dialettico e insulti personali arrivati fino alla calunnia.
Al contrario dello sport, in cui conta il risultato delle sfide, è il punto di arrivo, in politica questo aspetto non dovrebbe contare, dovrebbe essere il punto di partenza, per chi vince e per chi passa all'opposizione, per impegnarsi da quel momento in poi a servire i cittadini che hanno votato. Non quindi l'inizio del potere e del comando, ma l'inizio dell'impegno e del servizio ai cittadini. E' sbagliato esultare o affliggersi per l'esito delle elezioni, qualunque sia stato il risultato, purché raggiunto con metodo democratico, i cittadini devono solo aspettare e controllare i fatti, in modo da giudicare, obiettivamente e senza condizionamenti di parte, la bontà delle scelte operate e alla fine andare a votare in maniera lucida, senza chiudere gli occhi. Votare sempre dalla stessa parte significa non essere liberi, significa essere innamorati o strettamente legati ad una parte e di scegliere non in base ad un concetto di premiazione o penalizzazione sulle scelte operate, ma applaudire la propria parte politica come se fosse una squadra o un'amante, a dispetto delle cose fatte o non fatte. Ieri ad esempio i leaders sconfitti non hanno detto di aver sbagliato ad amministrare, ma di avere sbagliato campagna elettorale. Cioé, non conta quello che si è fatto ma i tatticismi, i giocatori comprati o venduti, le parole dette o non dette nelle ultime settimane. Quello che si è fatto, giusto o sbagliato che sia, in anni di amministrazione delle città è rimasta una cosa marginale.
Credo che dopo gli appelli di Napolitano, caduti regolarmente nel vuoto, si debba cambiare e cercare di maturare un po' tutti e diventare finalmente una democrazia adulta. Una politica vissuta in questo modo non ce la possiamo più permettere.