Era la tua serata, Donato, ieri sera, un anno dalla fondazione di Apice e il rinnovo degli organi e delle cariche dell'associazione. E' anche per questo che non sono intervenuto per darti quello che tu avresti interpretato, ancora una volta, come un colpo al cuore. Sì, lo so, mi stimi e mi vuoi bene, e me lo hai dimostrato in più occasioni ma, vedi, spesso ti lascio parlare, anche se non sempre condivido pienamente quello che dici. Poi, a volte, non ce la faccio e ti rispondo, in maniera brusca, seguendo il metodo Di Pietro, quello stesso che tu tanto contesti. E ieri sera tu mi hai fatto mordere le labbra, nello sforzo di stare zitto perché, ripeto, era la tua serata. Ma come ti è venuto in mente di dire che, in Parlamento, Di Pietro sembrava un cane rabbioso, mentre ti è piaciuto il discorso di Casini. Tu, proprio tu che sei un vecchio socialista, tu che sai chi è Casini, da chi deriva e chi sono i suoi compagni di partito. Ma, ti chiedo, seguendo la tua logica pratica, di chi non vuol sentire parlare di problemi con la giustizia, ma di politica, ma Casini che cosa ha fatto nella sua vita. Certo, è stato un buon Presidente della Camera, ma più di questo, che cosa ha fatto. Quante volte Casini ha difeso gente indifendibile per il solo fatto che erano suoi compagni di partito, ha fatto le giravolte pur di non lasciar intendere che aveva detto una cosa che poi si è rimangiata. Sai cosa credo, Donato, che a volte ci sono persone che non sanno parlare, che sembrano cani rabbiosi, e ci sono persone che sanno parlare, sanno ammansire le masse. Ma io credo che bisogna entrare nel merito delle cose. Analizzando le parole, si può scoprire magari che chi non sa parlare, ha detto male cose di buon senso, mentre chi sa parlare ha detto bene cose senza senso.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
venerdì 1 ottobre 2010
Il senso delle parole.
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