"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

lunedì 21 febbraio 2011

... bim, bum, bam intercettazioni ...

E ci risiamo con le intercettazioni, come se tutti i mali dell'Italia passassero per questo fastidioso ed inestricabile nodo. Una volta sciolto il quale tutto filerà liscio come l'olio. Io credo che le cose non stiano proprio così, l'ho già scritto in almeno un altro post, in cui smontavo punto a punto i motivi accampati da chi continua a parlare di emergenza su questo tema. Ma qui voglio sottolineare un altro aspetto. Credo infatti che questo dibattito è l'ennesima, sonora presa per i fondelli, un'altra arma di distrazione di massa a dosposizione di chi dovrebbe occuparsi di tutt'altro. Infatti, normative che regolamentano le intercettazioni ce ne sono già a sufficienza e basterebbero da sole ad arginare i presunti problemi conseguenti. Basterebbe che i controllori applicassero le regole esistenti, punendo i trasgressori. Mentre invece si preferisce fare due cose: parlare di inasprimento delle sanzioni, come quando se ne parla a proposito delle violazioni del codice della strada, dimenticando però che i poliziotti che fanno i controlli sulla strada sono sempre meno e quindi, mancando i controlli, mancano pure le sanzioni, per quanto queste ultime si possono inasprire. E poi, un'altra cosa è che, a volte, chi dovrebbe controllare viola, direttamente o indirettamente, attraverso i propri house organs, le regole vigenti. Basti pensare ai filmati in possesso del capo del governo e dei suoi cosiddetti giornalisti, ad esempio su Marrazzo o su Prodi, per le quali l'ex capo del governo evitò di cedere al ricatto e ne autorizzò la pubblicazione, pur in presenza di una chiara violazione della privacy.
Allora io dico, rispettiamo le regole esistenti, rispettiamole tutti, poi, se non sono sufficienti, facciamone di nuove. Invece no, intanto bisogna arginare gli affari personali del premier, poi vengono le eventuali verifiche sulle esigente degli italiani, sempre che arrivino, poi i bisogni reali del Paese. A questo punto riformulo la domanda che ho fatto qualche giorno fa: ma davvero questa classe politica ha le carte in regola per traghettarci fuori da questa crisi, non solo economica, ma anche di valori e di ideali?

mercoledì 16 febbraio 2011

Però la dignità, dove l'avete persa?

L'evidenza della prova rende ancora più bruciante il giudizio e il rammarico per la rappresentanza parlamentare che siede a Montecitorio.
Sapevamo da tempo di avere a che fare con un premier su cui si nutrono forti dubbi di moralità, così come sapevamo che lo stesso signore è in forte odorato di vera e propria delinquenza ma, non essendo mai stato condannato, semmai prescritto o graziato da leggi che sembrano create ad hoc, dobbiamo considerarlo innocente, a meno di non voler sostenere che, se ha commesso dei reati nel momento in cui le leggi non c'erano ancora, ha comunque scavalcato la legge vigente e quindi si potrebbe considerare comunque un delinquente. Ma questa è filosofia giurisprudenziale, la realtà è un'altra cosa. Sapevamo, dicevo, che il nostro frequenta prostitute, ma probabilmente a sua insaputa, e comunque questo non cambia nulla, probabilmente molti italiani si comportano come lui, molti frequentano prostitute e non si meravigliano se il proprio premier fa altrettanto, in barba al ruolo istituzionale che ricopre e alle battaglie per la famiglia che continuamente cavalca, fianco a fianco con la Chiesa. E siamo ai giorni nostri, con la frequentazione di prostitute, questa volta minorenni, e con la effettuazione di reati tesi a nascondere questa squallida realtà. Sappiamo anche questo da mesi, checché se ne dica, al di là delle scuse inventate, prima con Noemi Letizia, poi con Ruby. Con la sua morale e con la legge se la vedrà lui, dentro e fuori dai tribunali, non è affar nostro. E' affar nostro invece un Paese bloccato, che sprofonda sempre di più, ed è affar nostro il fatto che in un grigio giorno d'inverno, il più basso dell'Italia Repubblicana, 315 parlamentari, negando l'evidenza delle prove poi riscontrata dai giudici, un'evidenza talmente importante da giustificare un processo immediato, hanno sfilato davanti ad un'urna e hanno addirittura chiesto di intervenire e di parlare, per dire che per lui Ruby era veramente la nipote di Mubarak e che è intervenuto unicamente per salvare i rapporti diplomatici con l'Egitto, da grande statista. Ora io mi chiedo: ma quanto è corrotta e ricattabile la nostra classe politica (e dico classe politica, non maggioranza, perché un'opposizione degna di questo nome avrebbe già fatto saltare tutto da un pezzo)? Può una classe politica ridotta in queste condizioni esprimere riforme e leggi in grado di salvare il nostro Paese da una decadenza inesorabile? E qual'è la differenza fra le escort e i parlamentari se non che fra le escort si è aperto un fronte, perché loro un po' di dignità ce l'hanno, mentre i parlamentari la dignità non sanno neanche dove stia di casa?

venerdì 11 febbraio 2011

Sermoni pubblici e riservatezze private.

Gli ultimi seguaci del TG1 di Minzolini, ieri sera hanno dovuto sorbirsi l'ennesimo sermone distrattivo, questa volta impartito da un Giuliano Ferrara in pieno spolvero, per la verità ben servito dalla bella annunciatrice, che nulla ha fatto per riportare il monologo su binari più accettabili. L'Elefantino, infatti, al pari dei suoi colleghi difensori del peggior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni, per l'ennesima volta, ha mescolato le carte, confondendo il vizio e i peccati di moralità con i reati. Se l'è presa con chi vuole giudicare un uomo che sbaglia e poi ha concluso citando, provocatoriamente, il legno storto di Kant. Per raddrizzare il legno storto del vizio, ha più o meno chiosato il nostro, non bisogna utilizzare la giustizia, ci vuole educazione e tempo, molto tempo. Quello che però dimentica Ferrara e tutti quelli come lui, ivi compreso il "direttorissimo" del TG1, è che qui non si sta parlando di un uomo vizioso, ma di un presunto delinquente, che ha commesso, non delle leggerezze o dei peccati, come lui stesso ama sottolineare, ma dei precisi reati, e non deve chiedere il giudizio del popolo davanti alle telecamere, salvo poi invocare a piacimento la propria riservatezza, ma deve difendere e chiarire la sua posizione davanti ai giudici, come fanno tutti i cittadini in una normale democrazia.
E a proposito di riservatezza, mi viene in mente un'altra perla della giornata di ieri, questa volta da parte del ministro degli esteri, Frattini, il quale, fra una vacanza in atolli esotici e una discesa da piste di sci immacolate, si è ricordato, nel modo peggiore possibile del suo ruolo istituzionale ed ha fatto, per la seconda volta in pochi giorni, un altro scivolone. Infatti, il nostro ha minacciato di ricorrere alla Corte Europea di Strasburgo perchè sarebbe stata violata la privacy del suo capo supremo. Anche lui, però, ha dimenticato che il ricorso alla Corte Europea può aver luogo solo dopo che siano state esperite tutte le procedure interne, leggasi processo, e solo dopo, se viene effettivamente fuori il sospetto che la riservatezza sia stata violata, allora si può fare ricorso. Se fosse come dice lui, tutte le indagini in corso per processi penali, dovrebbero essere bloccate per ascoltare preventivamente il parere di Strasburgo.
Questi due episodi, se ancora ce ne fosse bisogno, ci fanno capire come alta deve essere l'attenzione a non lasciarsi confondere da questi abili (ma neanche più tanto) ciarlatani.

giovedì 10 febbraio 2011

L'ultimo, disperato appello

Giusto o sbagliato che sia, è stato sottoposto all'attenzione dei cittadini, medici e non, un appello che invita ad un ripensamento in merito alla legge sul fine vita che è stata portata in Parlamento ed è in attesa di approvazione. il titolo dell'appello è "Io non costringo, curo."
«I medici non vogliono una legge che costringa a mantenere in vita con tecnologie straordinarie o sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole e non ha più una ragionevole speranza di recupero». Sostengono anche che «non vogliono calpestare, per scelte legislative ideologiche, la deontologia professionale e la stessa Costituzione che garantiscono il rispetto della volontà dell'individuo sulle terapie da effettuare». Non vogliono poi che l'idratazione e la nutrizione artificiale «siano strumentalmente considerate nella legge come "pane ed acqua", in contrasto con la comunità scientifica internazionale e negando l'evidenza della necessità per la loro somministrazione di competenze mediche e sanitarie». Nell'appello si chiede infine di «poter lavorare secondo scienza e coscienza in una alleanza terapeutica con la persona assistita, alla quale devono sempre essere garantite la dignità e la decisione finale». Tra gli altri, non ha nascosto la sua preoccupazione la neurologa Daniela Tarquini, direttore Uoc neurologia del Nuovo Regina Margherita di Roma, fra le prime firmatarie dell'appello. ''Il rifiuto delle cure non prevede limiti, perche' le cose dovrebbero cambiare nel momento in cui si perde coscienza? E' un'ipotesi inammissibile'' ha affermato. ''Nel momento in cui si perde lo stato di coscienza si perdono anche i diritti che vanno automaticamente a chi ha vinto le elezioni?'', si chiede Marino, auspicando un ''ripensamento, una riflessione su questo tema'' senza nascondere la preoccupazione sugli effetti che le nuove norme potranno avere in termini di nuovi ricorsi alla magistratura ''che dovra' cambiare una legge che e' contro la nostra Costituzione''.
E' possibile aderire a questo appello inviando il proprio nome, cognome, qualifica professionale a info@desistenzaterapeutica.it

lunedì 7 febbraio 2011

Finalmente si parla della banda larga in Italia

Leggo da Doctornews e volentieri pubblico. Parliamo delle certificazioni dei medici che da qualche giorno devono essere fatte online ma che trovano difficoltà di rilievo a causa del mancato sviluppo della banda larga in Italia, forse anche a causa di precise volontà politiche.
"Nonostante la falsa partenza delle certificazioni on line di martedì, il ministro Brunetta non dà segni di ripensamento e ai giornalisti ribadisce l'intenzione di proseguire per la sua strada, prendendo a modello quanto fanno già altri paesi. Rispetto ai quali, però, l'Italia lamenta un forte ritardo infrastrutturale. Nella parte di Europa più avanzata, infatti, la banda larga significa reti da 20 Megabit al secondo; da noi la velocità media delle linee Adsl non supera i 4 megabit al secondo e scende a 3,2 o addirittura a 2,6 nelle zone rurali e nei centri con meno di duemila abitanti (dati dell'Osservatorio nazionale banda larga). E stiamo parlando di valori in download (dati in arrivo), perché nell'upload (dati in partenza) la differenza è ancora maggiore: la "A" di Adsl sta infatti per "asimmetrica" perché lo spazio riservato ai dati in arrivo è maggiore di quello lasciato ai dati in partenza, che da noi spesso non supera i 640 kb al secondo; all'estero invece le linee sono dsl, senza la "A", il che significa banda larga, larghissima, anche quando si invia. E poi c'è la qualità: secondo uno studio della Said Business School dell'Università di Oxford in collaborazione con l'Università di Oviedo, nel 2010 l'Italia era al 26esimo posto sui 30 paesi più avanzati per qualità della banda larga, misurata attraverso capacità di download, capacità di upload e latenza (durata) di connessione. Bastano queste cifre a dare una misura del ritardo infrastrutturale del nostro paese (dove solo il 39% degli abitanti può accedere a una linea a 20 mega, la percentuale più bassa di tutte l'Europa). Un ritardo che nel 2009 il governo si era proposto di colmare con uno stanziamento di 800 milioni per portare la banda larga a tutti gli italiani entro i successivi tre anni. Pochi mesi dopo quello stanziamento è stato utilizzato per assorbire altre necessità di bilancio."
Precise volontà politiche, altre priorità, che fanno dimencare come lo sviluppo di una nazione moderna non può prescindere più dalla banda larga. In questo modo, come già accadde per i fannulloni, con la discrasia fra il ministro Brunetta e il voto dei suoi colleghi di partito nel parlamento europero, non risulta credibile lo sforzo fatto a dispetto di una linea politica dell'esecutivo che va nella direzione opposta, per soddisfare precisi interessi personali.

martedì 1 febbraio 2011

Madre giustizia.

M'immagino, ed invito anche i lettori a farlo, la giustizia, come una donna che è madre di un bambino indifeso. Lo cura, lo protegge, cerca di difenderlo dagli agenti esterni e dalle accuse, a volte vere a volte meno, da parte di chi cerca di giustificare le proprie colpe, ad esempio un fratello maggiore. Poi il bambino cresce, diventa uomo e diventa maturo e forte. A quel punto è lui che si occupa della madre, che cerca di aiutarla, di fornirle i supporti necessari per svolgere la sua attività ordinaria.
Ora immaginate che gli indifesi siano i poveri, i diseredati, le fasce sociali che hanno più bisogno, non solo di giustizia, ma anche di garanzie, perché sono maggiormente soggetti all'errore. E' lì che madre giustizia deve mostrare il suo volto, al tempo stesso giusto e misericordioso cercando, sì, di punire i colpevoli dei misfatti, ma anche di salvaguardare situazioni disperate che riguardano sia l'individuo che il contesto sociale che lo circonda, come ad esempio la sua famiglia.
Poi immaginiamo che il bambino che cresce e diventa adulto, sia la componenete più ricca e potente della società, i facoltosi, i politici, la Chiesa. Questi soggetti, non solo non hanno bisogno di garanzie perché le hanno già di suo, ma dovrebbero fornire alla giustizia del proprio Paese un supporto in termini di produzione di leggi adeguate a risolvere i tanti problemi e dovrebbero essere esempio cristallino, sia in termini di vera e propria onestà, sia in termimi di semplice apparenza. Questi soggetti, insomma, che non dovrebbero creare problemi alla giustizia, madre vecchia e bisognosa di aiuto, ma glieli dovrebbero risolvere, andrebbero ripagati con l'ostracismo da parte di chi non si fida più di loro.
Questo io penso e chiedo ai casuali lettori, vi sembra che l'utilizzo la parola 'giustizialismo', e tutti i suoi derivati, ivi compresa la persecuzione giudiziaria, vada in questa direzione?