"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

venerdì 31 luglio 2009

Quegli sporchi fondi destinati al sud.

Ho ancora il ricordo della relazione che Beppe Grillo e Luigi De Magistris presentarono al Parlamento Europeo. In quell'occasione i nostri due connazionali parlarono agli eurodeputati di come venivano spesi i fondi destinati alle aree depresse, frutto della tassazione dei cittadini europei. Si, perchè quando si dice fondi europei, oppure 'lo stato se ne farà carico', si parla sempre di tasse che i cittadini versano e che poi vengono redistribuiti secondo le voci di spesa stabilite. Quindi i cittadini, anche italiani, pagano le tasse, una quota viene destinata al Parlamento Europeo, il quale le redistribuisce per il miglioramento delle aree depresse del continente europeo, ivi compreso il Mezzogiorno d'Italia. Dicevo che in quell'occasione Grillo e De Magistris, fecero un quadro raccapricciante della situazione italiana, denunciando che i soldi europei non finivano nelle tasche giuste, ma andavano a finanziare politici corrotti, legati al malaffare e alle varie mafie di cui il Mezzogiorno d'Italia è pieno.
Perchè ricordo quell'episodio. Lo ricordo perchè è in atto una querelle tra il governo e una parte del PDL per questi benedetti fondi da destinare al Mezzogiorno, per il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi. Ma più che ad una querelle io penso ad un vero e proprio ricatto, che ha un'origine, se non proprio mafiosa, sicuramente molto dubbia. Un ricatto iniziato con la minaccia della creazione di un fantomatico partito del sud e che continua tutt'ora, anche dopo che, a quanto pare, i soldi per il sud sarebbero stati trovati. E sempre a spese dei cittadini, ci mancherebbe altro. E c'è anche il placet della Lega, che ha dovuto accettare ob torto collo.
Questa storia non mi piace per niente, sia perchè si aggiunge ad altri episodi strani che si sono sommati in questo periodo, come la riapertura delle indagini sulla morte di Borsellino, o le minacce di una prostituta e la sua determinazione ad andare avanti. Sarà una mia ipotesi di marcata matrice dietrologica, ma in tutti questi movimenti io ci vedo tanta mafia e tanti soldi che verranno sottratti ai contribuenti, per foraggiare cantieri inutili , opere inutili, azioni che nulla hanno a che vedere con lo sviluppo del Mezzogiorno. Proprio lo stesso goirno in cui l'ISTAT ci informa che la povetà del sud è paurosamente aumentata. Nonostante il sud sia stato per anni foraggiato dalla Cassa per il Mezzogiorno, che adesso torna con una luce molto sinistra.

giovedì 30 luglio 2009

La pillola abortiva e il conflitto di interessi del ministro Sacconi.

Mi ha colpito, nel panorama informativo di oggi, una notizia che riguarda il ministro Sacconi. Riporto il testo integrale dall'agenzia ASCA:
(ASCA) - Roma, 29 lug - ''Abbiamo scorso velocemente la Relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 194/78 - presentata oggi con peraltro sette mesi di ritardo rispetto a quanto prevede la legge - ed abbiamo scoperto che lo stesso Ministro della Salute, Maurizio Sacconi, annuncia che a partire dalla prossima relazione del 2010 sara' aggiunto alla voce ''tipo d'intervento'' la modalita' ''farmacologico''.Evidentemente il ministro da' per scontato il via libera alla pillola abortiva da parte dell'AIFA e la sua diffusione in tutta Italia''. Cosi' Silvio Viale, ginecologo radicale, il primo in Italia ad aver sperimentato la RU486 presso l'Ospedale S. Anna di Torino e Giulio Manfredi, vice-presidente Comitato Nazionale Radicali Italiani.''Ci pare che l'antiscientifica e talebana resistenza di Eugenia Roccella e del Movimento per la Vita stia dando gli ultimi colpi di coda - concludono - anche se la guerriglia dei sanfedisti del 2000 continuera' sotto altre forme''.
La notizia mi ha incuriosito. Viene da pensare subito al decreto perpetrato, in combutta con Eugenia Roccella, nel caso di Eluana Englaro. Un documento che fu preventivamente e poi fattivamente bocciato dal Capo dello Stato. Mi chiedevo, come fa una persona ad essere così determinata nel raggiungimento dell'obiettivo quando si tratta di far rimanere in vita una persona che, nei fatti, viva non è e che comunque non ha un'aspettativa di vita nè lunga, nè dignitosa. Come fa, dicevo, quella stessa persona a favorire l'effettuazione dell'aborto con un presidio che Eugenia Roccella ha definito aborto a domicilio. Anche se quest'ultima, a sua volta, non ha ancora chiarito in maniera inequivocabile la sua posizione. C'è dunque qualcosa che non quadra nell'atteggiamento del nostro ministro, una sorta di dicotomia che potrebbe trovare una spiegazione nel lavoro della moglie, che attualmente presiede Farmindustria. Ora, io non so se c'è un collegamento tra le due cose, ma è certo che il dubbio rimane, così come il dubbio rimane anche in altri settori della pubblica amministrazione e del governo del Paese. Finchè non ci sarà una legge chiara che eviti il conflitto d'interesse a 360°, nessun soggetto può essere credibile nelle sue decisioni, giuste o sbagliate che siano. E questo vale per tutti, dal Capo del Governo, che è il campione del mondo in quanto a conflitti di interesse, ai ministri della Repubblica, di cui fa parte Sacconi, all'ultimo degli impiegati della pubblica amministrazione. Ogni provvedimento, ogni azione, devono poter essere guardati con fiducia, e non con sospetto, dal cittadino che li subisce. Tutti abbiamo il diritto di sapere che dall'altra parte si sta facendo il possibile per risolvere un problema, senza cadere nello squallore degli interessi personali

mercoledì 29 luglio 2009

Due parole sulla castrazione chimica

La castrazione chimica e' un tipo di castrazione, solitamente non definitiva, provocata da farmaci a base di ormoni, sviluppata come misura temporanea preventiva per stupratori e pedofili. Per gli uomini colpevoli di reati a sfondo sessuale, la castrazione chimica e' da alcuni considerata piu' umana della castrazione vera e propria, ed e' applicata come parte della pena di tali reati in diversi paesi, inclusi gli Stati Uniti. L'Aclu (American Civil Liberties Union), pero', sostiene che essa sia contraria alla Costituzione degli Stati Uniti. Per quanto riguarda l'Europa, questo tipo di cura e' gia' in uso dal 1969 in Germania (solo se il soggetto ha superato i 25 anni ed a seguito di una perizia medica), dal 1993 in Svezia (solo con il consenso dell'interessato e se quest'ultimo e' suscettibile di divenire recidivo), dal 1973 in Danimarca (dove ha sostituito la castrazione vera e propria, cioe' chirurgica: il condannato poteva scegliere tra quella o la prigione) e dal 1997 in Francia. In Norvegia e' stata applicata a quattro stupratori consenzienti.
"La castrazione chimica non e' una soluzione definitiva. E comunque da sola non basta: può rappresentare una tappa del complesso e articolato lavoro sessuologico e psichiatrico per la rieducazione dei soggetti con simili devianze". Ne è convinto Vincenzo Gentile, presidente della Societa' italiana di andrologia (Sia), intervenendo sul dibattito accesosi in Italia dopo l'arresto del ragioniere accusato di essere lo stupratore seriale di Roma. Il ricorso a uno strumento come la castrazione chimica, avverte l'esperto, "prevede una terapia continua e controllata, che deve essere accettata volontariamente dall'individuo in questione. Certo - dice all'ADNKRONOS SALUTE - il trattamento risolve momentaneamente il problema, ma bisogna tenere presente anche il fatto che la castrazione chimica comporta effetti collaterali anche importanti, dall'osteoporosi alla depressione, al calo dell'attenzione". Inoltre la somministrazione sottocutanea dei farmaci necessari a 'spegnere' l'impulso e il desiderio sessuale "va comunque deciso dopo avere attentamente esaminato la storia psico-sessuale del paziente, il tipo di reato che ha commesso e le probabilità di ripeterlo". In questi casi, ribadisce il numero uno della Sia, "occorre un lavoro complesso e più articolato" di semplici iniezioni, che dovrebbe coinvolgere psicosessuologi, psichiatri e andrologi". Un problema, dunque, da affrontare con l'idea di guardarlo da più prospettive, come ogni cosa riguarda la salute umana. Un problema, questo dove, più che in altri settori, bisogna agire di fioretto e non di sciabola (leggere questo vecchio post), lasciando la parola e l'onere a chi vuole veramente risolverlo e non a chi vuol far vedere che qualcosa si è fatto.

martedì 28 luglio 2009

Diminuzione dei morti sul lavoro ... 'fu vera gloria?'

Ho trovato una notizia, partendo dal blog di Beppe Grillo e deviando sul sito dell'INAIL, che mi ha lasciato inorridito, sinceramente non so se ridere o piangere, non per la notizia in sè, alla quale purtroppo sono abituato, curando per questo blog una rubrica settimanale, ma per i toni con cui la notizia viene data. Leggetela, poi vi dirò il resto di quello che penso.
"Morti sul lavoro, mai così pochi dal dopoguerra.
Sono stati 874.940 gli infortuni sul lavoro e 1.120 gli incidenti mortali nel 2008. L'anno passato si è chiuso con un bilancio infortunistico che, pur nella drammaticità dei numeri, segna un incoraggiante record storico: per la prima volta dal 1951, primo anno per il quale si dispone di statistiche attendibili e strutturate, nel nostro Paese il numero di infortuni mortali è sceso al di sotto dei 1.200 casi l'anno. Nel 2008, infatti, i morti del lavoro sono diminuiti del 7,2% rispetto ai 1.207 dell'anno precedente.
Il 2008 non fa che confermare una tendenza che, con l'unica eccezione del 2006, è in corso ormai da molti anni: da un punto di vista statistico l'andamento storico del fenomeno degli infortuni mortali appare ridotto ad un quarto rispetto ai primi anni Sessanta. Nel giro di circa quaranta anni, infatti, si è passati dal tragico record storico di 4.664 morti sul lavoro del 1963, apice del boom economico, ai poco più di 1.500 di inizio millennio. Tale trend decrescente è poi proseguito negli anni Duemila: tra il 2001 e il 2008 gli infortuni mortali sono diminuiti di circa il 28% in valori assoluti e di oltre il 33% se il dato è rapportato agli occupati, che nello stesso periodo di tempo sono aumentati dell'8,3%. In ogni caso va detto che il calo è stato continuo e sostenuto dal 2001 (1.546 infortuni mortali) al 2005 (1.280 casi) per interrompersi per un improvviso quanto imprevisto rialzo nel 2006, che ha registrato 1.341 decessi. Fortunatamente i dati 2007 (1.207) e 2008 (1.120) hanno segnato di nuovo una decisa riduzione degli eventi mortali."
Quello che fa orrore, oltre al tono di vittoria utilizzato dall'articolista è che non si è posto il problema, perlomeno non si intravede da quello che scrive, se il calo è dovuto ad un'azione decisa da parte degli esecutivi che via via si sono alternati, a parte il recepimento delle normative europee (ad esempio la famosa 626), o se sia un fatto legato al caso. Voi che cosa ne pensate?

lunedì 27 luglio 2009

PD: la svolta prossima ventura.

Aspettavo che venissero sciolte le riserve e che fossero finalmente presentate tutte le mozioni per l'elezione del segretario del PD, che avverrà alla fine del mese di ottobre. Personalmente, ritengo che i candidati a ricoprire detta carica abbiano caratteristiche tali da costituire, per un verso o per l'altro, un problema. Mi spiego. Non c'è dubbio, a mio avviso, che Franceschini sia quello che più di tutti può coagulare il partito attorno ad una leadership, vera o finta che sia. Darebbe un segno di continuità, è in grado di dire le cose con una certa forza, anche se non è un vero e proprio trascinatore, è un ex-democristiano, quindi riuscirebbe a tenere ferme le frange più integraliste, molto sospettose nei confronti degli ex-comunisti. Credo però che non sia in grado di mordere a dovere l'opposizione, non ho ancora capito se per incapacità caratteriale o per calcolo, di fatto non morde, tranne il primissimo periodo da segretario provvisorio, ricordo una campagna elettorale molto scialba, in cui ha pigolato delle cose tra cui quell'uscita di dubbio gusto sull'educazione dei figli del premier, per la quale ha anche dovuto chiarire. Insomma, la sua elezione garantirebbe la tenuta immediata dell'elettorato, salvo poi destinare il partito ad un lento, inesorabile declino. Bersani è un uomo in gamba, di lui si ricorda il provvedimento definito lenzuolata, sulle privatizzazioni, si era messo contro mezza Italia, ma erano cose che andavano fatte, era l'inizio di un progetto di lungo respiro, da portare avanti, anche tramite la mediazione con le categorie interessate. Mi ricordo anche i suoi interventi, dall'opposizione, in merito alla questione Alitalia, in cui riuscì a chiarire bene le caratteristiche della vicenda e perché l'esecutivo la stava gestendo male. Ma è un ex-comunista, non ha il carisma del leader ed è noto a tutti che è la maschera di D'Alema, per cui la sua elezione genererebbe non pochi mal di pancia all'interno del partito e forse anche qualche frattura. Infine, e dico infine perché è tra questi tre che si giocherà la partita, Rutigliano è troppo anonimo per essere credibile, c'è Marino. Quest'ultimo è il vero outsider. Marino è fuori dai giochi, è il rappresentante di se stesso, è preparato, combattivo, è conosciuto dal popolo della rete, lì non c'è bisogno di saper bucare lo schermo, basta essere preparati, avere delle cose da proporre e queste non sono qualità che si possono permettere tutti. E' arcinota la sua posizione in merito alle tematiche di fine vita, di cui è un esperto ed ha idee da proporre anche in altri settori. Ma anche lui ha i suoi difetti. I teocon del PD hanno già annunciato che, se dovesse vincere lui, se ne andrebbero e da parte sua, in caso di elezione, dovrebbe iniziare quel processo di rinnovamento promesso, che comunque i suoi potenziali elettori si attendono. Il PD, dunque, è giunto ad una svolta, o si impone quelle riforme interne, necessarie ed ineludibili, oppure è destinato ad una lenta agonia che, col tempo, lo porterà all'autodistruzione. Agli elettori la scelta.

venerdì 24 luglio 2009

Quella linea rossa chiamata pigrizia.

Parlavo, nel post di ieri, di quanto il ministro Brunetta avesse agito di sciabola e non di fioretto, come si conviene nel campo della politica, che dovrebbe essere il luogo della diplomazia e della discussione, per raggiungere obiettivi di miglioramento della vita dei cittadini. Leggevo poi dalle cronache locali che in un ospedale della zona c'è stato il decesso di un paziente dopo un intervento chirurgico. A seguito di questo è stata avviata un'indagine da parte della magistratuira e il magistrato, dopo aver chiesto una relazione al direttore sanitario e aver sewuqstrato tutta la documentazione, ha inviato circa trenta avvisi di garanzia ai medici che comparivano nella cartella clinica del paziente deceduto. Accade anche che un giornalista, invece di selezionare con cura le informazioni da pubblicare, dopo aver compreso fino in fondo l'argomento di riferimento, finisce per pubblicare in blocco anche cose che sarebbe opportuno non pubblicare. Succede infine, ma gli esempi potrebbero continuare in molti altri settori della vita pubblica, che poliziotti in divisa arrestano ed ammazzano senza curarsi delle motivazioni dei cittadini malcapitati.
Cosa unisce le cose che ho appena citato come esempi. Il collante di tutto questo discorso è che, a mio avviso, sempre di più, in molti settori della vita pubblica italiana, manca la professionalità da parte di chi della professionalità dovrebbe fare una bandiera. E non per emergere e farsi bello e progredire nella propria carriera, ma semplicemente per salvaguardare le esigenze e i diritti dei cittadini cui il proprio lavoro è rivolto. Intano dire che, ad esempio, un magistrato che non legge bene le carte e preferisce mandare trenta avvisi di garanzia, magari a persone che sono state appena sforate dal problema e che nulla possono aggiungere al dibattimento, neanche come testimoni, figuriamoci come indagati, quel magistrato non fa bene il suo mestiere perché costringe gente che palesemente è innocente a spendere tempo e denaro per la propria difesa. Così come un politico che fa una legge nella quale non crede, o senza conoscere a fondo il nocciolo del problema, ma solo per avere un facile ritorno elettorale, rischia di generare sfiducia in quelle persone che invece credono nel proprio lavoro. Il collante di tutto è la pigrizia che, sempre di più, avvolge la nostra vita, generando azioni lineari, scorciatoie, appunto tagli di scure, o colpi di sciabola, che portano a buttare via l'acqua sporca con il bambino invece che salvaguardare il buono che si era creato in precedenza il quel settore. E questa linea rossa unisce molti dei professionisti, anche di categorie importanti, che hanno molta influenza nella nostra vita quotidiana. Questa linea rossa, chiamata pigrizia, che sta lentamente affossando la nostra professionalità, quella stessa che aveva fatto dell'Italia culla di cultura, arte e diritto nel mondo.

giovedì 23 luglio 2009

Al posto di diritti e doveri, abusi e privilegi.

Mi rimbalzano ancora nella mente le grida di esultanza del ministro Brunetta mentre nei giorni scorsi snocciolava, tutto entusiasta, i dati relativi all'effetto della sua legge anti-fannulloni. 'Il 38% in meno di assenze per malattia' chiosava uil ministro, qualcosa è cambiato. Certo, qualcosa è cambiato. Molte assenze sono state dirottate in altre voci, i veri malati si sono sentiti come soggetti ad un regime di arresti domiciliari, qualcuno ci ha anche rimesso dei soldi in busta paga per delle legittime assenze. Certo, si dirà, in ogni cambiamento ci sono delle zone d'ombra, è il prezzo da pagare. Condivido, ma quello che non capisco è perchè a pagare debbano sempre essere i più deboli. Perchè neanche una parola è stata spesa dal ministro per condannare il comportamento dell'europarlamentare Zanicchi Iva, la quale ha candidamente dichiarato al Corriere della Sera, come se stesse al bar, che lei dovrà fare molte assenze al parlamento europeo perchè è impegnata a girare una fiction. Capito? Doppio lavoro e assenteismo. Senza che nessuno alzi neanche un sopracciglio. A mio avviso, prima di arrivare a condannare i soliti sfigati, andava fatta una politica di miglioramento dei controlli, che potesse arrivare a limitare i reali casi di abuso . Invece no, si è preferito agire di sciabola e non di fioretto, penalizzando anche e soprattutto le persone corrette. Perchè i furbi, le soluzioni per continuare a fare i loro comodi, le hanno trovate.
La stessa cosa accade in merito a questo inasprimento del divieto di alcol alla guida. Se si decide di far guidare la gente che ha zero alcol in corpo, si riesce ad avere un buon ritorno in chiave elettorale, ma è chiaro che nulla puiò cambiare dal punto di vista della sicurezza stradale se non si incentivano i controlli. Il problema attuale, infatti, non è il quantitativo di alcol che la gente ha in corpo, Bere un bicchiere di vino non può costituire un problema. Il problema vero è che la gente beve quanto gli pare e nessuno controlla perchè non ci sono risorse per farlo. Ritorna un po' il problema dei limiti di velocità, già denunciato da questo blog in un precedente post, è inutile fissare limiti difficili da rispettare. Il problema non è nelle regole, che in linea di massima già ci sono e per lo più sono sufficienti. Il problema, in molti settori della vita pubblica italiana, sono i controlli. Ma la politica fa oreccchio da mercante, da questo punto di vista, meglio ottenere un facile guadagno elettorale con un doroteo, sempreverde, inasprimento delle pene, piuttosto che impegnarsi ad investire in un più efficace sistema di controlli che obblighi la gente a rispettare le regole che già ci sono. Questa, in un Paese come l'Italia sarebbe una misura impopolare, meglio lasciarla ad altri, non non siamo per i diritti e per i doveri, noi siamo per gli abusi e per i privilegi.

mercoledì 22 luglio 2009

Solo 1 donna su 2 pensa alla mammografia

Nonostante le campagne di sensibilizzazione e i progressi scientifici, il cancro alla mammella preoccupa ancora le donne, che però non fanno molto per saperne di più e per prevenire la malattia. "Soltanto il 28% si dice informata. E solo una donna su due ha eseguito la mammografia a fini di prevenzione, per la prima volta dopo i 35 anni nel 75% dei casi. La cadenza d'effettuazione diviene poi regolare, ma con frequenza comunque ridotta: almeno una volta all'anno soltanto per il 40% del campione". Sono i dati resi noti dall'istituto di ricerca Tomorrow Swg, che ha intervistato 1.000 donne dai 18 ai 64 anni. Sentimenti contrastanti quelli che suscita il cancro nelle italiane: molte (27%) si definiscono preoccupate, il 31% interessato all'argomento, il 12% confuso. "Il livello informativo sulle terapie attuali, poi - prosegue la nota - è assai modesto: si dicono del tutto o molto informate soltanto 13 donne su 100. Sui costi dei medicinali non hanno un'idea precisa. Il campione li considera elevati, ma quattro donne su dieci non sono in grado di esprimere alcuna opinione. Nonostante ciò, l'auspicio di sei donne su dieci è che le terapie più innovative siano comunque impiegate anche per le pazienti in fase terminale e senza speranza di guarigione, e che sia lo Stato a provvedere al rimborso integrale del loro costo". "A sembrarmi più preoccupante - ha commentato Francesco Cognetti, direttore dell'Oncologia medica A dell'Istituto Regina Elena di Roma - è il dato sulla metà delle donne che non fa prevenzione, per una diagnosi precoce della malattia. C'è ancora molto da fare in Italia sotto questo aspetto: deve far allarmare che anche gli screening ormai considerati standard siano così disattesi".
Il 20 ottobre scorso, Richard Horton, il direttore di una delle più prestigiose riviste mediche del mondo, The Lancet, ha pubblicamente dichiarato: “… non ci sono in letteratura prove affidabili a favore dei programmi di screening mammografico”. Una voce autorevole fuori dal coro che dimostra come anche nel mondo scientifico esistono ricercatori seri e consapevoli che non si lasciano abbagliare da falsi miti e che, dati alla mano, non esitano a mettere in discussione ricerche mediche le cui aspettative alle volte vengono sopravalutate. Ora, qui non si vuole puntare il dito contro lo screening mammografico, sarebbe troppo facile e non porterebbe alcun risultato utile; il dito semmai dovrebbe essere puntato contro quella ricerca investigativa e massificata, dove la lente di Sherlock Holmes viene sostituta dai raggi X, che non va a scavare solo nel seno di una donna, ma per ovvie conseguenze emotive, va molto più in profondità: nell’animo e nella psiche. Certamente vivere in continuo “allarme rosso” non fa bene all’organismo; come anche pensare continuamente ad un problema senza riuscire a risolverlo: oltre a disperdere inutilmente energia vitale il cervello potrebbe anche decidere di materializzarlo veramente (non sono rari i casi di malattie psico-somatiche). Ma al di là di tutte le discussioni possibili rimane il fatto che le donne hanno il diritto di decidere il meglio per la propria salute e conoscere effettivamente il rapporto rischio/beneficio di una terapia preventiva. Pretendere informazioni e spiegazioni dettagliate, non limitarsi ad accettare per buono e legittimo tutto quello che ci viene detto, perché salute è informazione! Quando si ha l’informazione corretta e la libertà di scelta terapeutica allora e solo allora saremo i veri padroni e artefici della nostra salute e del nostro destino.

martedì 21 luglio 2009

Quegli attacchi scriteriati.

Esistono due articoli del codice penale che vado a pubblicare così come sono, senza aggiungere nè togliere nulla, perché ognuno possa leggerli, conoscerli e farsi un'idea propria, poi vi dico il perché, sebbene il motivo sia intrinseco agli articoli stessi.
"Art. 615 bis - Interferenze illecite nella vita privata
Chiunque, mediante l'uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell'articolo 614, e' punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.
Alla stessa pena soggiace, salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, chi rivela o diffonde, mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, le notizie o le immagini ottenute nei modi indicati nella prima parte di questo articolo.
I delitti sono punibili a querela della persona offesa; tuttavia si procede d'ufficio e la pena e' della reclusione da uno a cinque anni se il fatto e' commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o servizio, o da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato.
Art. 621 Rivelazione del contenuto di documenti segreti
Chiunque, essendo venuto abusivamente a cognizione del contenuto, che debba rimanere segreto, di altrui atti o documenti, pubblici o privati, non costituenti corrispondenza, lo rivela, senza giusta causa, ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto, e' punito, se dal fatto deriva nocumento, con la reclusione fino a tre anni o con la multa da lire duecentomila a due milioni.
Agli effetti della disposizione di cui al primo comma e' considerato documento anche qualunque supporto informatico contenente dati, informazioni o programmi.
Il delitto e' punibile a querela della persona offesa."
Si parla, in questi giorni, delle registrazioni che la signora D'Addario avrebbe fatto al Presidente del Consiglio, in camera da letto, e che sarebbero state pubblicate dal gruppo L'Espresso-Repubblica. Ora, chi legge questo blog sa bene come la penso in merito alla moralità del Presidente del Consiglio ma credo anche che i giornalisti che vogliano dare delle notizie su di lui, non possano attaccare a testa bassa, perché così rischiano di rovinare il buono che hanno fatto e di perdere credibilità, buttando a mare anche gli scoop autorevoli, forti, di cui sono capaci. Non solo, ma rischiano di essere paragonati a Belpietro, direttore di Panorama, che aveva commesso lo stesso errore nei confronti di Romano Prodi, e non mi pare che il paragone possa essere gratificante. Più in generale, parlando non di giornalisti, ma di persone che oppongono critiche, anche dure, al Presidente del Consiglio, non si può sperare che cada a causa dei suoi scandali, perché credo che questo non accadrà mai, visto il regime dei media vigente. Per sperare di poterci liberare da questa dittatura moprbida, bisogna innanzitutto essere credibili e poi attaccare sui provvedimenti presi, dare delle risposte alternative, saper parlare alla gente, farsi vedere, sentire, in maniera chiara, corretta. Non ci sono alternative, prendere o lasciare. Lasciare che questa dittatura ci soffochi per altri vent'anni.

lunedì 20 luglio 2009

Le colpe del senatore Ignazio Marino.

Personalmente ritengo che il più adatto, tra i candidati alle primarie per la del PD, per ricoprire l'incarico di coordinatore nazionale, sia Ignazio Marino. Non solo perchè è un uomo fuori dagli schemi, ma anche perché è l'unico che ha qualcosa da dire alla gente che non sia il solito stucchevole politichese, di cui la gente non capisce puntualmente nulla. E, in questo momento, con un leader del centro-destra che, bisogna dirlo, sa parlare ai suoi elettori e dà sempre delle risposte, giuste o sbagliate che siano, è urgente ritrovare un rapporto con l'elettorato, il cosiddetto radicamento con il territorio, che risulta vitale in un momento in cui la comunicazione immediata ha un notevole peso strategico. Riporto qui di seguito alcune frasi pronunciate dal sentore Marino in merito a questioni specifiche, le più sgradite all'apparato di partito.
Replica, nel corso della prima Festa dei Giovani Democratici, alle critiche mossegli da più parti sui suoi commenti all'arresto del presunto violentatore di Roma: “Credo che sia stata data ad arte una forma diversa ad un concetto. Per me, che vengo da un'altra professione, si deve guardare alla politica come un servizio. La legalità è estremamente importante. Con la Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale che presiedo al Senato, vedo quanto è diffusa l'illegalità nel paese. Quando un paziente entra in ospedale dovrebbe poter avere la certezza che chi lo dirige o chi guida un reparto è in quella posizione perché è il più bravo e non perché amico di un segretario di partito. Dobbiamo essere orgogliosi di fare politica se c'è integrità. Ma non ditemi che vengo da un altro pianeta se noto che in parlamento nel centrodestra ci sono molti condannati definitivi. Se abbiamo 60 milioni di cittadini in Italia non possiamo provare ad eleggerne 900 incensurati?” Marino ha poi smentito di aver dileggiato i circoli del Pd. “Dovrei aver perso la testa ad insultare i circoli - ha affermato - perché io non ho appartenenze e voglio solo una corrente: quella dei circoli. I militanti sono persone per bene, sono una forza straordinaria. Io li considero la vera linfa del Pd e su Facebook mi stanno sostenendo perché mi hanno capito."
Discorso in tema di diritti: "Non servono diritti speciali ma diritti uguali per tutti, questo è un principio di laicità che uno stato democratico dovrebbe sempre rispettare. Se non abbiamo ancora una normativa sulle unioni civili una ragione c'è: nel nostro Paese la cultura dei diritti è arretrata, soprattutto a causa della politica che è incapace di affermare 'laicamente' il principio della piena uguaglianza dei cittadini, come recita l'articolo 3 della nostra Costituzione. I modelli di proposta di una legge che riconosca alle coppie omosessuali la piena cittadinanza sono diversi. Nella mia proposta mi voglio ispirare alla legislazione inglese e tedesca proponendo un istituto giuridico per cittadini omosessuali, cittadini come tutti gli altri, che vorremo chiamare unioni civili, semplicemente".
Questo infine l'appello redatto e diffuso (http://www.appellotestamentobiologico.it/) per una buona legge sul testamento biologico: "Il Parlamento, con molti anni di ritardo e sull'onda emotiva legata alla drammatica vicenda di Eluana Englaro, si prepara a discutere e votare una legge sul testamento biologico. Dopo quasi 15 anni di discussioni, chiediamo che il Parlamento approvi questo importantissimo provvedimento che riguarda la vita di ciascun cittadino. Il Parlamento, dove siedono i rappresentanti del popolo, deve infatti tenere conto dell'orientamento generale degli italiani. Rivendichiamo l'indipendenza dei cittadini nella scelta delle terapie, come scritto nella Costituzione. Rivendichiamo tale diritto per tutte le persone, per coloro che possono parlare e decidere, e anche per chi ha perso l'integrità intellettiva e non può più comunicare, ma ha lasciato precise indicazioni sulle proprie volontà. Chiediamo che la legge sul testamento biologico rispetti il diritto di ogni persona a poter scegliere. Chiediamo una legge che dia a chi lo vuole, e solo a chi lo vuole, la possibilità di indicare, quando si è pienamente consapevoli e informati, le terapie alle quali si vuole essere sottoposti, così come quelle che si intendono rifiutare, se un giorno si perderà la coscienza e con essa la possibilità di esprimersi. Chiediamo una legge che anche nel nostro Paese dia le giuste regole in questa materia, ma rifiutiamo che una qualunque terapia o trattamento medico siano imposti dallo Stato contro la volontà espressa del cittadino. Vogliamo una legge che confermi il diritto alla salute ma non il dovere alle terapie."

domenica 19 luglio 2009

Per non dimenticare; i morti sul lavoro dall'8 al 10 luglio.

Prosegue, come ogni domenica, il viaggio intrapreso da questo blog nel mondo delle mortalità sul lavoro. L'obiettivo è quello di rendere omaggio a quei piccoli eroi quotidiani, vittime di tante cause, ma anche, e a volte soprattutto, di una politica che disattende i propri doveri, per inseguire spesso obiettivi a breve scadenza e con mera finalità elettorale. Per loro chiedo un pensiero e, per chi ci crede, una preghiera durante la messa domenicale.
Fiorenzo Gabrielli, 57 anni, boscaiolo, Paneveggio10 07 2009
Fiorenzo Gabrielli, boscaiolo di 57 anni, operaio del Demanio provinciale, è morto nei boschi di Paneveggio, colpito alla testa da un tronco che gli è piombato addosso durante un’operazione di esbosco con la teleferica. Categorie : silvicoltura, trentino alto adige
Da qui fino ai primi di agosto la rubrica sarà sospesa causa periodo di ferie estive.

venerdì 17 luglio 2009

L'uso di terapie personalizzate nella cura dei tumori.

Da sito doctornews arrivano buone notizie legate alle nuove terapie contro i tumori e questo blog ha deciso di farsene portavoce, soprattutto per aumentare il buon umore del fine settimana.
Negli ultimi anni, oltre un milione e mezzo di italiani sono guariti dal cancro, anche grazie a nuove terapie mirate e personalizzate. Di questi, 400 mila sono sopravvissuti a un tumore al seno. Un risultato ottenuto anche grazie alle terapie a bersaglio molecolare, cure innovative e personalizzate che, dal 1998 al 2008, hanno portato a un aumento del 5% della sopravvivenza nel caso dei tumori al seno, colon-retto, rene, stomaco-intestino e linfomi. Il tutto insieme a una prevenzione più stringente, programmi di screening innovativi e trattamenti 'tradizionali' sempre più affinati. Un mix che colloca l'Italia tra i Paesi europei con la più bassa mortalità per cancro. Lo hanno sottolineato gli specialisti oncologi intervenuti ad un incontro tenutosi a Roma e voluto dal Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita della presidenza del Consiglio (Cnbbsv). "In futuro - sottolinea il presidente del Cnbbsv, Leonardo Santi - le terapie saranno sempre più personalizzate, ma in questo momento occorre potenziare la ricerca concentrandola sui marcatori biologici, in modo da trattare solo i pazienti che rispondono a quella cura. Ed evitando fughe in avanti o inutili pessimismi sulle prospettive legate all'uso di questi medicinali innovativi: c'è ancora molto da fare. E le valutazioni tecniche - incalza l'esperto - non devono mai passare in secondo piano rispetto a considerazioni sugli equilibri di spesa. Insomma, occorre razionalizzare gli interventi, tenendo conto che le terapie personalizzate hanno prodotto benefici evidenti per i malati di tumore". Ricercatori, oncologi e farmacologi riuniti a Roma sono convinti che il futuro sarà sempre più rivolto alla personalizzazione delle terapie. "E' improprio - dice infatti Francesco Cognetti, direttore del dipartimento di oncologia medica dell'Int Regina Elena di Roma - parlare di tumore al seno. Si deve usare il plurale, perché le differenze biologiche fra le pazienti sono tante". La buona notizia è che questa neoplasia è fra quelle che "più hanno beneficiato della target therapy, che può portare alla guarigione. Oltre tutto i farmaci molecolari nel caso del seno sono già utilizzati ed efficaci nella fase adiuvante", dopo l'intervento chirurgico.
A sentire queste cose, mi viene in mente una mail che ho inviato ad un esponenete politico locale, in risposta ad un suo discorso. Di quella lettera vi voglio proporre un brevissimo stalcio, per testimoniare che spesso, parlando di tumori, è facile andare incontro a luoghi comuni infondati. "... Innanzitutto lei ha parlato di 'una crescita esponenziale della mortalità per cancro' ... non so che dati ha lei, ma dalle mie fonti (rapporti del Ministero, dell’Istituto superiore di sanità e riviste del settore) risulta che negli ultimi anni la mortalità per cancro si è ridotta sistematicamente di oltre il 2% l’anno ..."
Alla luce di queste nuove acquisizioni, mi auguro che si smetta di piangerci addosso e si cominci a fare una campagna di informazione seria perchè, ferma restando la bontà di tutti i progressi nella cura dei tumori, la vera terapia è la prevenzione che si attua seguendo stili di vita adeguati al corpo che la natura ci ha fornito.

giovedì 16 luglio 2009

Lo strano comportamento del presidente Napolitano.

E' strano il comportamento del presidente Napolitano. Nessuno degli esperti sa spiegarsi il significato di certe sue azioni, definite da taluno anomale. Ma andiamo per ordine. Nel mezzo del putiferio scoppiato per la vicenda Englaro, inviò una moral suasion alla Camera per avvertire che il decreto legge, così come era stato formulato, non lo avrebbe firmato, adducendo l’inopportunità del provvedimento, perché potrebbe essere viziato da incostituzionalità, per mancanza del requisito di urgenza e necessità e per il contrasto con una sentenza definitiva della magistratura. Ma il decreto arrivò ugualmente sulla sua scrivania e lui non lo firmò, scatenando le ire, vere o finte che fossero, di coloro che avrebbero voluto, probabilmente, una diversa conclusione della vicenda. In un'altra situazione, invece, ha firmato a tempo di record il famigerato, cosiddetto lodo Alfano, quello che garantisce l'immunità alle quattro più alte cariche dello stato. Lui ha asserito che la sua firma è stata ponderata, e noi non possiamo dubitare di ciò, ha anche fornito le motivazioni del suo gesto, ma rimane inspiegabile la fretta con cui ha voluto quasi liberarsi di quel fardello che, non dimentichiamolo, riguardava anche lui in quanto alta carica dello stato. Ma andiamo avanti. E' dei giorni scorsi una nuova moral suasion che è stata avanzata nei riguardi del disegno di legge sulle intercettazioni. L'azione del capo dello stato ha provocato un arresto della procedura di approvazione del provvedimento, che è stato rinviato alle Camere per una revisione dei punti critici del testo. Io concordo con Travaglio quando dice che in questo modo ha finito per peggiorare le cose, perchè ora il testo verrà limato quel tanto che basta per farlo passare, con buona pace dei suoi denigratori e con l'imbarazzo di chi dovrà deciderne la costituzionalità, nel passaggio successivo. Forse sarebbe stato meglio aspettare che venisse inviato e poi bocciarlo in toto, in modo da permetterne una completa riformulazione. Infine, è di oggi una nuova procedura, anche questa anomala. Il presidente ha firmato il provvedimento relativo alla sicurezza ma, subito dopo, ha inviato una lettera al presidente del consiglio e per conoscenza ai presidenti di Camera e Senato, per chiedere di cambiare qualcosa in sede di applicazione, per quei settori che riguardano le ronde e il reato di clandestinità. Come si dice dalle mie parti, 'passata la festa, gabbato lo santo'. Cosa vuoi che gliene importi all'esecutivo delle raccomandazioni, una volta che il decreto è stato firmato e il consenso elettorale è assicurato dall'aver dato comunque una risposta, giusta o sbagliata che sia? E cosa dire, poi, della sua richiesta all'opposizione di non comportarsi come tale, prima, durante e poi anche dopo il G8. Che significato dare a questa richiesta? E' giusto inibire questa già scalcinata opposizione nel suo ruolo istituzionale? Non lo capisco più, il capo dello stato, all'inizio sembrava di una spanna superiore rispetto al suo predecessore, oggi è praticamente irriconoscibile. Senza contare che, come già detto in apertura, gli addetti ai lavori giudicano anomale alcune delle sue procedure. Non resta che aspettare per capirci di più, nella speranza di esserci clamorosamente sbagliati.

mercoledì 15 luglio 2009

Vieni avanti, Tremonti!

A volte, soprattutto nel periodo delle ferie, mi capita di assistere alle pulizie che mia moglie fa in casa e scopro che non è una cosa semplice. Capita infatti di vedere che sposta i mobili per pulire sotto e dietro di essi, la casa sembra un cantiere, fino a quando, magicamente, tutto torna come prima, ma più pulito e profumato di prima. Perchè dico queste cose.
Pensiamo alla politica economica di questo governo. Sta sfasciando tutto: l'introito fiscale è diminuito del 3-4%, la spesa pubblica è palesemente fuori controllo, naturalmente se aumentano le uscite e diminuiscono le entrate aumenta vetiginosamente il debito pubblico, il PIL è sceso del 5,4%, il rapporto debito/PIL nel primo trimestre di quest'anno è schizzato al 9.3%, cosa che non si verificava da oltre 10 anni. Per inciso, la pressione fiscale è cresciuta dello 0,3% circa; dopo che era stata vinta una campagna elettorale su questo tema, non una tassa del precedente esecutivo è stata eliminata, ma anzi altre ne sono state aggiunte. In questo clima disastroso, il ministro Tremonti propone una manovrina estiva in cui, tra le altre cose, ci infila lo scudo fiscale. Di cosa si tratta. L'obiettivo è quello di far rientrare dei capitali dall'estero, soldi che risultavano in nero e che non avrebbero mai potuto essere riconosciuti. A questo soldi verrà applicata una tassa minima che ne riconosce la legittimità. Praticamente un condono, peraltro già effetuato nel corso della precedente legislatura guidata dal centro-destra, non solo, ma l'analogo provvedimento aveva permesso di incamerare la miseria di due miliardi di euro. Senza contare che questo condono mascherato, con tutte le sue obiezioni di dubbia moralità, qualcuno ha addirittura parlato di ricettazione di stato, arriva dopo una solenne promessa che i condoni sarebbero finiti. E invece continuano e, come si può ben immaginare, diventano la causa principale del calo dell'introito fiscale, accanto all'abolizione della tracciabilità degli assegni, che era stata introdotta dal precedente esecutivo. Ma torniamo al cantiere delle pulizie di casa e al suo paragone.
Se uno rompe tutto, fa sballare i conti pubblici, sfora tutti i parametri possibili e suscita vive proteste da parte di chi ci controlla, a livello europeo, si pensa che potrebbe avere un obiettivo, che magari stia investendo per ridarci una situazione più forte della precedente. Invece no, non si sente parlare di iniziative in tal senso, tutto tace e forse anche per questo è stata accantonata l'idea di intaccare le riserve auree di Bankitalia. Quest'ultima era una cosa che, in altro modo, aveva tentato di fare anche il governo precedente, sulla scia di quanto aveva fatto il governo francese. Sarebbe stato un provvedimento temporaneo che avrebbe poi portato all'aggiustamento dei conti e alla retituzione. Già ci fu un diniego in quella situazione e non ci si poteva aspettare che le cose andassero diversamente in questa, vista la completa mancanza di volontà di questo esecutivo di aggiustare i conti. Ora, davanti a questi numeri, l'unico provvedimento che sa opporre Tremonti è un linguaggio che, a dir poco, lascia attoniti: "vedo segnali non negativi". Naturalmente, davanti a questa decisa presa di posizione, ci sentiamo tutti più sereni.

martedì 14 luglio 2009

Sciopero.

Questo blog aderisce all'appello di diritto alla rete
contro il bavaglio del DDL Alfano i cui effetti sarebbero quelli di impoverire pericolosamente la libera informazione. Il decreto esprime, di fatto, la volontà dei politici di soffocare ogni giorno di più la Rete come strumento di diffusione e di condivisione dell'informazione e del sapere. Il cosiddetto obbligo di rettifica, pensato sessant'anni fa per la stampa, se imposto a tutti i blog (anche amatoriali), e con le pesanti sanzioni pecuniarie previste, porrebbe un silenziatore alla libera espressione in Internet.

lunedì 13 luglio 2009

Beppe Grillo e le primarie del PD.

Dopo Franceschini, Bersani, Marino e Adinolfi (non lo sa praticamente nessuno, ma esiste anche la sua candidatura), anche Beppe Grillo si è aggiunto all'elenco di candidati alla carica di segretario del PD: http://www.youtube.com/watch?v=lwPNmScWgQQ.
Sarà difficile che alla fine se ne faccia qualcosa, tanto per essere chiari il regolamento così recita: “Per potersi candidare alla primarie del partito democratico è necessario innanzitutto essere iscritti al partito alla data nella quale vengono convocate le elezioni (ovvero, il 26 giugno). Tutte le candidature debbono essere sottoscritte da almeno il 10% dei componenti l’Assemblea Nazionale uscente, oppure da un numero di iscritti compreso tra 1500 e 2000, distribuiti in non meno di cinque regioni, appartenenti ad almeno tre delle cinque circoscrizioni elettorali per il Parlamento europeo. Il passaggio successivo è raccogliere nelle assemblee dei circoli del Pd il sostegno degli iscritti. Alla fine ad essere ammessi sono i primi tre che superano almeno il 5% su base nazionale e comunque tutti quei candidati (fino a un massimo di sei) che superano comunque il 15%. Un comunicato del Pd, infine, precisa che: "per candidarsi a segretario nazionale del Partito Democratico, in base allo Statuto, occorre essere iscritti ed essere in regola con i requisiti d'iscrizione: riconoscersi nel Manifesto dei valori, nel Codice etico e nello Statuto del Pd. Per votare alle consultazioni primarie invece non c'è bisogno di avere la tessera del partito. Potranno infatti votare, il 25 ottobre, tutti i cittadini che si dichiarino elettori del Pd, riconoscendosi nella sua proposta politica e sostenendolo alle elezioni".
Non so che connotato dare a questa candidatura, Beppe Grillo è un uomo forte, in grado di sparigliare le carte ma, allo stesso tempo, non è quella persona che serve per tenere unito un partito che minaccia, un giorno si e l'altro pure, una scissione. Beppe Grillo è una bomba che rischia di far saltare in maniera irreversibile i già fin troppo delicati equilibri del partito. In questo momento al PD serve un abile mediatore che sappia lenire le dolorose frizioni interne (basti ricordare la dichiarazione della senatrice Binetti, la quale ha dichiarato che, se dovesse vincere Marino, lascerebbe il Partito, a meno che il collega senatore non riveda alle sue idee sulle termatiche di fine vita). Perchè il PD, come il PDL, non essendo partiti nati dal basso, non riusciranno mai ad essere dei veri e propri partiti. Ma mentre il PDL ha trovato nel presidente del consiglio il suo collante, il PD non riesce a trovare un leader altrettanto cattivo, caimano, tanto per utilizzare un termine abusato, in grado di mettere a tacere o, se vogliamo, di conciliare, tutte le varie anime del partito.
Ma il sasso nello stagno è stato gettato, ora si tratta solo di aspettare e vedere quello che succede.

domenica 12 luglio 2009

Per non dimenticare; i morti sul lavoro dal 4 al 7 luglio.

Prosegue, come ogni domenica, il viaggio intrapreso da questo blog nel mondo delle mortalità sul lavoro. L'obiettivo è quello di rendere omaggio a quei piccoli eroi quotidiani, vittime di tante cause, ma anche, e a volte soprattutto, di una politica che disattende i propri doveri, per inseguire spesso obiettivi a breve scadenza e con mera finalità elettorale. Per loro chiedo un pensiero e, per chi ci crede, una preghiera durante la messa domenicale.
Giuseppe Sabatelli, 57 anni, operaio, Ostuni7 07 2009
Giuseppe Sabatelli, operaio di 57 anni, era salito per lavoro sul tetto di un capannone a Ostuni ed è precipitato al suolo da un’ altezza di 4-5 metri morendo sul colpo. Categorie : lavori vari, puglia Pietro Tagliaferri, 58 anni, operaio, Omegna6 07 2009
Pietro Tagliaferri, di 58 anni, è morto in un cantiere nella realizzazione di un tunnel di completamento della circonvallazione di Omegna, nel Verbano. L’uomo, che era al lavoro insieme ad altri cinque colleghi, è rimasto schiacciato dal materiale roccioso che si è staccato all’improvviso dalla volta della galleria, a circa 900 metri dall’ingresso. Categorie : lavori stradali, lombardia
Oscar Revello, 31 anni, agricoltore, Castelnuovo Nigra5 07 2009
Oscar Revello, agricoltore di 31 anni, residente a Castelnuovo Nigra, dove era anche consigliere comunale, è morto schiacciato sotto un trattore, ribaltatosi improvvisamente a causa della pendenza del terreno. Categorie : agricoltura, piemonte
Gheorghe Ciprian Tatar, 29 anni, operaio, Mineo4 07 2009
Un operaio romeno di 29 anni, Gheorghe Ciprian Tatar, è morto a Mineo, in provincia di Catania. L’uomo è precipitato mentre stava eseguendo dei lavori di manutenzione a un condizionatore collocato sul tetto del capannone di una ditta edile di contrada Puitta Fondaccio. Categorie : edilizia, sicilia
Giuseppe Mattioli, 76 anni, agricoltore, Predazzo4 07 2009
Giuseppe Mattioli, agricoltore di 76 anni della Valle di Fiemme ha perso la vita sotto il proprio trattore, mentre tava lavorando nei campi tra Ziano e Predazzo. Categorie : agricoltura, trentino alto adige

venerdì 10 luglio 2009

Intervista a Don Paolo Farinella, sacerdote di genova

Propongo, qui di seguito, alcuni stralci di un'intervista fatta da Attilio Ievolella, per il Giornale della politica italiana, a don Paolo Farinella, il sacerdote che scrisse al Cardinal Bagnasco per lamentare dell’intreccio tra la Chiesa e la politica. Don Paolo Farinella è sacerdote a Genova, ha due lauree (in Teologia biblica e in Scienze bibliche e archeologiche) e numerosi libri di carattere teologico. Questa intervista, oltre che essere la naturale continuazione della precedente esternazione, già pubblicata anche da questo blog (http://paologia.blogspot.com/2009/06/lettera-aperta-al-cardinale-bagnasco-di.html), ha dei punti di contatto anche con l'intervista rilasciata dal politologo Sartori a El Pais, di cui si è fatto cenno in un precedente post (http://paologia.blogspot.com/2009/06/la-politica-e-i-preti-pedofili.html).
Don Farinelli esordisce con una premessa. «I mass media fanno confusione tra gerarchia e Chiesa. La gerarchia, Papa Ratzinger, cardinal Bertone, cardinal Bagnasco, giusto per fare qualche esempio, sono dentro la Chiesa; la Chiesa è, invece, il popolo di Dio. Per essere più chiari, la gerarchia deve essere al servizio del popolo di Dio, non viceversa…».
Perché ha scritto proprio al cardinale Bagnasco?«Ho scritto a Bagnasco per due ragioni: perché è presidente della Conferenza episcopale italiana (una organizzazione che rappresenta i vescovi, ma, a mio avviso, non ha valore teologico) e, soprattutto, perché è il vescovo di Genova, il vescovo della mia diocesi».
Le sue parole, chiamando in causa la Chiesa per la mancata presa di posizione - nella sua ottica, s’intende - sulla questione morale che ha investito, in queste ultime settimane, il governo Berlusconi, e l’Italia, hanno spaccato in due il web, e il popolo dei fedeli: pro e contro, come spesso avviene. Però la domanda è perché ora e perché con toni così forti?«Guardi, la lettera da me scritta al cardinale Bagnasco fa seguito ad altri scritti, con i quali, in passato, ho affrontato argomenti delicati, penso, ad esempio, alla storia di Eluana Englaro. All’epoca, se ricorda, c’è stata, da parte della gerarchia, una difesa generica del valore della vita. Mi sono domandato e ho domandato: il valore della vita esiste anche per quel miliardo e mezzo di persone che nel mondo muore di fame e di sete? Esiste per loro l’obbligo alla nutrizione?E ancora, perché nessuna parola è stata spesa, in maniera netta, sui respingimenti nei confronti degli immigrati? Esiste il valore della vita anche per loro? Lo chiedo perché nella Bibbia la categoria dello straniero è riconosciuta e accettata…Su questi temi mi soffermo da tempo. Perché la Chiesa è universale… eppure, oggi, sul campo dei diritti ci si fa i gargarismi con l’acqua benedetta…».
Lei mette in collegamento, nei suoi scritti, crisi di valori, cattiva politica e gerarchia ecclesiastica. Qual è il filo rosso?«Lo vuole sapere? A mio avviso la rovina dell’Italia è la presenza del Vaticano nel suo territorio. Perché questa presenza ha un’influenza forte dal punto di vista economico, dal punto di vista politico, dal punto di vista sociale. Cosa che non avviene in un nessun altro Stato del mondo… E gli esempi non sono legati solo all’attualità».
Cosa intende dire?«Lei ha presente Romano Prodi? In quel caso, il problema, nel rapporto col Vaticano, era la scelta di quel governo di legiferare su argomenti quali i Dico, ovvero i diritti delle persone conviventi, e i fondi per le scuole cattoliche. E gli effetti si sono fatti sentire…».
Lei, ora, però, attacca duramente il Vaticano e, di riflesso, l’attuale governo, guidato da Berlusconi. Molti pensano che la sua sia semplicemente una presa di posizione politica…«La realtà è che io denuncio il rapporto attuale tra Stato e Chiesa, un rapporto di puro scambio. E oggi, per giunta, Silvio Berlusconi si presenta come rappresentante, in politica, del cattolicesimo, che storicamente è sempre stato di destra, eccezion fatta per l’ala sinistra della Democrazia Cristiana; lo stesso Berlusconi si presenta come l’erede della Democrazia Cristiana, e, credetemi, De Gasperi si starà letteralmente rivoltando nella tomba…Ma il Vaticano non dice nulla, anzi la gerarchia porta avanti un’alleanza di fatto con Berlusconi, passando sopra ogni valore, per ottenere ciò che è stato chiesto, ovvero una legge sul testamento biologico (di impronta cattolica) e un intervento a sostegno delle scuole paritarie (che, nove casi su dieci, sono cattoliche). Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: Tremonti, da ministro dell’Economia, aveva ipotizzato un taglio ai fondi destinati alle scuole cattoliche, è bastato un sommovimento della gerarchia per far cambiare subito le cose… E i fondi alle scuole cattoliche sono stati aumentati. Può mai essere un caso? Tutto ciò spinge a dire che, per il potere, non c’è più teoria, principio, valore che tenga. E ciò riguarda non solo la politica italiana anche la gerarchia vaticana».
Le sue sono posizioni estreme, difficili da accettare e da condividere, non solo per la gerarchia ma anche per il popolo di Dio e, se permette, anche per il popolo italiano…«Guardi, io osservo la realtà e vedo che il rapporto tra Stato e Chiesa è diventato, oggi, un rapporto di compra-vendita. Ma la realtà viene osservata da ogni singola persona. E nel popolo di Dio, e nei cittadini, l’esasperazione è fortissima, glielo dico da prete a contatto con i fedeli. Il domani è una gerarchia abbandonata dai fedeli …».
Quali sono le ripercussioni politiche, a suo avviso? Ripercussioni che, par di capire, lei considera già acquisite…«La storia ci aiuta a comprendere: fino a qualche anno fa la Democrazia Cristiana rappresentava il Vaticano e la gerarchia ecclesiastica nelle istituzioni e nella politica italiana. Oggi, invece, è il Vaticano stesso a fungere da centro di potere nello Stato italiano, a fare lobby a sé stante, a fornire indirizzi politici. Queste sono le ripercussioni concrete, ripercussioni che sono sotto gli occhi di tutti».
Ma, allora, qual è il futuro per la Chiesa e per l’Italia?«Per la gerarchia il futuro è semplice: come ho detto prima, l’abbandono da parte dei fedeli. Quel giorno si ritroveranno da soli, con le loro palandrane. Per l’Italia il discorso è più ampio, più complesso. Anche perché riguarda tutta la società. Ebbene, come sempre avviene a cavallo tra due millenni, oggi viviamo un periodo di degenerazione, destinato a protrarsi altri trent’anni. E anche il rapporto, che io definisco osceno, tra gerarchia e governo ne è una testimonianza, un rapporto di compra-vendita, senza valori. Dobbiamo avere, però, la forza di guardare al futuro, avendo bene in mente il pensiero-profezia di Giorgio La Pira, che parlava, molti anni fa, del terzo millennio come il tempo per i bambini, i poeti, i frati… le cose potranno cambiare in meglio. Ma per raggiungere questo obiettivo bisognerà lavorare, partendo dall’onestà necessaria per denunciare la realtà attuale. Perché, si ricordi, bisogna aver paura della falsità, non della verità».

giovedì 9 luglio 2009

In balia delle nostre insicurezze

Il mio è un paesello di circa 10mila abitanti che, in auto, si percorre in poco più di tre minuti. Se c'è un pò di traffico si può arrivare anche a cinque minuti, ma non più di tanto separa un posto da un altro. Accade, in un paese simile, che la gente sia abituata ad andare al supermercato più vicino per fare la spesa, sì, perchè c'è più di un grande magazzino, non sono grandissimi, intendiamoci, ma ce ne sono almeno una diecina, senza contare che a pochi chilometri di distanza dal paese ve ne sono di abbastanza grandi da poterci passeggiare dentro, come nel viale di una città. Ma torniamo al paesello. In un periodo di crisi, come quello che il mondo sta vivendo, può capitare che un magazzino chiuda perchè sono obiettivamente troppi. A proposito, voglio esternare la mia solidarietà ai dipendenti che verranno licenziati, auguro di cuore a loro e alle loro famiglie di trovare quanto prima una soluzione, magari di essere, per così dire, reimpiegati in un altro esercizio analogo. Ma se i magazzini sono tanti, anche in eccesso rispetto alle reali esigenze della comunità, è chiaro che, quando ne chiude uno, ne restano apereti altri raggiungibili, per quello che ho detto, in pochi minuti. Come giustificare, allora, una persona che dà a questa notizia i connotati di una brutta notizia, a parte le persone licenziate? La risposta può sembrare semplice, ma non lo è. Tutto sta nei risvolti psicologici delle persone. Quando qualcosa o qualcuno muore, con esso muore anche una parte interiore, intima di tutti quegli individui che ci hanno avuto a che fare. Le abitudini, i percorsi, i contatti quotidiani fanno si che nel nostro cervello si generi un complesso di legami che finiscono per diventare parte integrante del nostro essere. E questo accade soprattutto con le persone più insicure, che ricercano nel quotidiano le sicurezze per potersi riconoscere nell'ambiente in cui vivono. Solo chi riesce ad interpretare e a cavalcare tali insicurezze si può proporre come punto di riferimento per la popolazione. E solo chi crea false sicurezze, abitudini continue, può sentirsi al sicuro da qualsiasi scossone. Ecco perchè è importante riuscire a gestire almeno uno dei possibili mezzi di comunicazione di massa, perchè attraverso essi si riescono a creare le condizioni per cui è automatico avere un ampio consenso.

mercoledì 8 luglio 2009

E ai cittadini, chi ci pensa?

Nei giorni scorsi si è dimesso il sindaco del mio paese. Una cosa che può capitare nelle vicende politiche. Può capitare e di solito fa scaturire nuovi scenari tattici e politici. La maggioranza discute sulle possibilità di continuare, di trovare un'intesa che porti alla ricomposizione della frattura, l'opposizione affila le armi per screditare la maggioranza ed il suo leader, magari aggiungendo che "lo avevamo sempre detto, fin dalla campagna elettorale". Insomma ci si prepara per il prossimo futuro, per farsi trovare pronti ad eventuali irreversibili scosse, come ha detto D'Alema in una sua celebre intervista al programma In 1/2 ora. Al passato, e soprattutto al presente, non ci pensa nessuno. Intendo dire che esistono due possibilità. Che il sindaco dimissionario abbia operato bene o che lo stesso abbia operato male. Nel primo caso, le sue dimissioni rappresentano una battuta d'arresto che deprime le speranze dei cittadini che lo avevano votato e che vedevano realizzarsi i progetti e le promesse per le quali avevano espresso la propria approvazione attraverso il voto. Nel caso che avesse operato male, invece, i cittadini, e quindi il paese, ha perso il tempo che va dalle elezioni al momento della dimissione perchè non c'è stato un progresso e le promesse e i progetti non sono stati realizzati. Nell'un caso e nell'altro chi ci ha rimesso sono stati i cittadini, i quali pagano, dopo le tasse, le conseguenze di una politica sempre più avvitata su se stessa. Io non dico che non bisogna pensare al futuro, io non dico che non ci si debba organizzare per affrontare una crisi che sia comunale, o della regione, quale quella che è avvenuta nella Regione Puglia, o nazionale, come si presume che possa essere prossima. Io dico solo che prima di avviare una crisi bisogna spingere per la soluzione delle problematiche, per la realizzazione dei progetti e delle promesse fatte in campagna elettorale. A me semba che la politica sia diventata come una squadra di calcio che va male e, per scuotere l'ambiente, si cambia allenatore, dando ai tifosi l'illusione di una speranza. L'opposizione non è più orientata a risolvere i problemi, ma sembra piuttosto orientata a far cadere l'amministrazione, comunale regionale o nazionale che sia. Facciamo le elezioni e poi tutti insieme impegnamoci per far progredire la realtà che ci è stata affidata col voto. Cadere non è mai produttivo per nessuno.

martedì 7 luglio 2009

Nuovo passo avanti per la nuova legge sul testamento biologico.

Domani, 8 luglio, il disegno di legge sul testamento biologico approderà in Commissione Affari sociali della Camera. Nel frattempo, è utile ricordare qual'era l'oggetto del contendere e in che clima il ddl approda in commissione.
Di fronte alle pressioni dell'opposizione, il 24 giugno scorso, il ministro Sacconi dichiarava: "Il disegno di legge sul testamento biologico non sarà 'blindato' nel corso dell'esame alla Camera. Quello che non si tocca e' il punto che vieta la sospensione di idratazione e alimentazione artificiali. Per il resto il testo è aperto". Quanto ai tempi dell'esame in seconda lettura a Montecitorio, il ministro aggiungeva: "Non dipende da me, ma si fara' presto". A questa dichiarazione faceva eco il senatore PD Ignazio Marino, candidato alla carica di segretario del suo partito, il quale afferma: "Sul testamento biologico, il ministro del Welfare non ascolta nè medici nè società civile''. Mi auguro che la ripresa del dibattito sul testamento biologico alla Camera sia costruttiva e che i deputati tengano conto delle indicazioni della società civile e del mondo della medicina. Mi rammarico tuttavia nel leggere le dichiarazioni del Ministro Sacconi che vanno nella direzione opposta''. Marino definisce quindi ''avvilente'' l'atteggiamento del ministro: ''Sulla base di quale conoscenza scientifica - si chiede - afferma che la nutrizione artificiale non è una terapia medica?''. A questo proposito, Marino segnala la posizione ufficiale assunta pubblicamente dall'Ordine nazionale dei Medici non più di dieci giorni prima: ''In accordo con una vasta ed autorevole letteratura scientifica, la nutrizione artificiale è trattamento assicurato da competenze mediche e sanitarie, in grado di modificare la storia naturale della malattia, mediante la prescrizione di nutrienti, farmacologicamente preparati e somministrati attraverso procedure artificiali, sottoposti a rigoroso controllo sanitario ed infine richiedente il consenso informato del paziente in ragione dei rischi connessi. Mi pare - continua - che la disponibilità ad ascoltare gli esperti sia inesistente, come lo è la disponibilità ad andare incontro alle esigenze dei cittadini che chiedono solo la libertà di poter scegliere le terapie nelle fasi finali della loro vita. Inoltre, il ministro viene meno anche al suo dovere di rispettare la Costituzione che, all'articolo 2, dice che la repubblica garantisce i diritti inviolabili dell'uomo. Il diritto di scegliere liberamente le terapie - conclude - non può non rientrare tra questi''.
Intanto si apprende che il relatore del provvedimento sarà Domenico Di Virgilio (Pdl), ex sottosegretario alla Salute del Governo Storace. Un altro medico, dunque, a guidare l'iter del Ddl in Commissione, dopo Raffaele Calabrò, relatore del testo a Palazzo Madama, dove il provvedimento ha ricevuto il via libera dell'Aula il 26 marzo scorso. "Per chi avesse avuto ancora qualche speranza che il testo targato Opus Dei e Conferenza episcopale italiana uscito dal Senato potesse essere modificato alla Camera, dovra' ricredersi". E' quanto dichiara in una nota del 3 luglio scorso, l'Aduc, associazione degli utenti e dei consumatori, a proposito dell'iter del disegno di legge sul testamento biologico che sta per iniziare alla Camera. "E per farlo- continua l'Aduc- basta visitare il sito di Domenico Di Virgilio, la cui autobiografia recita, fra l'altro: 'Come medico ho sempre lavorato con abnegazione...per affermare sempre di piu' i valori e i principi cristiani dettati dal Magistero della Chiesa. Sono stato per 16 anni il Presidente Nazionale della Associazione Medici Cattolici Italiani e sono membro della Pontificia Accademia per la Vita". Vista "l'occupazione strategica delle posizioni chiave nel Governo e nel Parlamento in tema di salute e bioetica operata dal Vaticano, possiamo prendere per scontata l'approvazione di questo orribile testo il cui obiettivo e' umiliare la volonta' del paziente e cancellare un diritto costituzionale: 'Nessuno puo' essere obbligato a un determinato trattamento sanitario".
Il Ddl 'Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e dichiarazioni anticipate di trattamento' approvato dal Senato prevede, in estrema sintesi, il 'no' alla sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiali, assistenza domiciliare ai pazienti in stato vegetativo, dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) non vincolanti e della durata di 5 anni. Nove articoli in tutto per regolamentare il dibattuto tema del testamento biologico. Il 'nodo' più controverso riguarda sicuramente idratazione e alimentazione artificiali, un passaggio cruciale su cui il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, in un'intervista la settimana scorsa al quotidiano l'Avvenire, ha ribadito di non voler tornare indietro. Nel Ddl sono considerate forme di sostegno vitale: un punto non negoziabile del provvedimento, ha avvertito il ministro.

lunedì 6 luglio 2009

Lettera ad un testimone di Geova.

Caro Giovanni (mi permetto di chiamarti per nome per avere un rapporto più diretto),
ti devo ringraziare per avermi fatto visionare la video cassetta “alternative alle trasfusioni”, in quanto con essa ho avuto modo di accedere ad una autentica lezione, sicuramente di livello universitario, sull’uso del sangue, ma anche sulle tecniche chirurgiche e farmacologiche che tendono a ridurne il consumo, un vero e proprio documento scientifico da proporre come alto strumento didattico.
Fa quasi rabbia che quest’opera sia scaturita non da un’esigenza scientifica e/o didattica, ma da un’esigenza di tipo religioso, ed è finalizzata non a migliorare la qualità delle cure offerte al malato, ma a salvaguardare un veto categorico che è quello di non accettare sangue trasfuso.
A questo punto, mi preme sottolineare il fatto che nel filmato non si parla mai di azzerare l’uso del sangue trasfuso, ma di ricorrere a tecniche alternative che permettano di ottimizzare il ricorso alle trasfusioni e quindi portino ad una riduzione delle stesse.
In merito alle tecniche alternative, poi, vorrei smorzare l’enfasi con cui se ne parla. Esse, infatti, sono certamente valide e alcune di esse sono già ampiamente conosciute ed utilizzate anche nella nostra realtà; però, a mio modesto parere, non si deve parlare solo delle complicanze insite nelle attività di tipo trasfusionale (addirittura nel filmato, oltre ai problemi reali, vengono evocati gli errori umani nell’identificazione dei gruppi sanguigni, che pure ci possono stare, ma che vanno computati in ogni opera dell’uomo, e quindi anche nelle tecniche alternative alle trasfusioni) e tacere quasi completamente di quelle legate alle tecniche alternative (tu stesso, Giovanni, mi dicevi del costo in termini di vite umane che alcune di esse hanno comportato), in questo modo si rischia di non fare una buona informazione e, quel che è peggio, di non essere credibili, inficiando la bontà di un documento che, ripeto, è di buona levatura didattica e quindi dovrebbe conservare appieno il suo carattere scientifico e non essere intaccato da pulsioni di carattere religioso.
Per concludere, il mio giudizio può essere positivo solo a patto che la trasfusione di sangue venga considerata al pari delle altre tecniche comunemente utilizzate per evitare pericolosissime crisi anemiche durante gli interventi chirurgici. Da parte degli operatori sanitari va sicuramente utilizzata cum grano salis e non in maniera indiscriminata, come accade soprattutto da parte di professionisti poco aggiornati; ci deve essere sicuramente un’informazione più completa, che porti ad una scelta consapevole del tipo di tecnica da utilizzare, nel rispetto della salute e dei diritti del paziente. Da parte dei pazienti, però, tale tecnica non può e non deve essere rifiutata a priori, a volte anche a costo di giungere a conseguenze estreme, solo per obbedire ad una esigenza irrazionale di integralismo religioso. Che spesso sta alla base di divisioni anche cruente tra i popoli. Parliamone, Giovanni, serenamente. E' giusto ed encomiabile che voi ci aiutiate a ridurre le trasfusioni, ma sarebbe opportuno anche un ulteriore sforzo per portare il tema ad un dialogo più costruttivo.
Ti saluto cordialmente

domenica 5 luglio 2009

Per non dimenticare; i morti sul lavoro dal 27 giugno al 3 luglio.

Prosegue, come ogni domenica, il viaggio intrapreso da questo blog nel mondo delle mortalità sul lavoro. L'obiettivo è quello di rendere omaggio a quei piccoli eroi quotidiani, vittime di tante cause, ma anche, e a volte soprattutto, di una politica che disattende i propri doveri, per inseguire spesso obiettivi a breve scadenza e con mera finalità elettorale. Per loro chiedo un pensiero e, per chi ci crede, una preghiera durante la messa domenicale.
Gaetano Albo, 25 anni, Licata3 07 2009
Gaetano Albo, 25 anni, stava pulendo un frigorifero nel ristorante a Licata in cui lavorava, quando una scossa elettrica lo ha ucciso. Categorie : ristorazione, sicilia
Moustapha Scara, 22 anni, operaio, Firenze2 07 2009
Moustapha Scara, 22 anni, operaio marocchino, stava smontando uno stand alla Fortezza da Basso a Firenze quando la pesante struttura in legno gli è caduta addosso. Ricoverato al CTO di Careggi è morto dopo due giorni. Categorie : lavori vari, toscana
Giancarlo Barbero, 52 anni, agricoltore, Perletto2 07 2009
Giancarlo Barbero, 52 anni, titolare di un’azienda agricola, è morto schiacciato dal suo trattore, mentre stava spargendo un diserbante a Perletto. Categorie : agricoltura, piemonte
Nazzareno Monti, 46 anni, operaio, Anagni29 06 2009
Nazzareno Monti, operaio di 46 anni, è morto ad Anagni, in seguito a un incidente sul lavoro avvenuto alla Siderpali, una fabbrica che produce pali di vari materiali. Categorie : lavorazione del legno, lazio
Petru Pop, 30 anni, operaio, Mede29 06 2009
Petru Pop, 30 anni e Dorinel Vasile Ginsca, 32 anni, sono morti folgorati da una scarica elettrica da 15mila volt dopo che il cestello dell’elevatore, nel quale stavano lavorando all’altezza di sei metri, è andato a toccare i cavi dell’alta tensione, mentre stavano smantellando un tetto in eternit a Mede, provincia di Pavia. Categorie : edilizia, lombardia
Dorinel Vasile Ginsca, 32 anni, operaio, Mede29 06 2009
Petru Pop, 30 anni e Dorinel Vasile Ginsca, 32 anni, sono morti folgorati da una scarica elettrica da 15mila volt dopo che il cestello dell’elevatore, nel quale stavano lavorando all’altezza di sei metri, è andato a toccare i cavi dell’alta tensione, mentre stavano smantellando un tetto in eternita Mede, provincia di Pavia. Categorie : edilizia, lombardia
Daka Hysen, 59 anni, operaio, Teor29 06 2009
Daka Hysen, di 59 anni, mentre era impegnato su un montacarichi a eseguire dei fori su una travatura di un capannone in costruzione, avrebbe perso l’equilibrio precipitando a terra da un’altezza di 5-6 metri e morendo sul colpo. Il fatto è accaduto a Rivarotto di Teor (Udine). Categorie : edilizia, veneto

venerdì 3 luglio 2009

Lo strano silenzio del capo dello stato.

C'è un presidente della repubblica che tace. Un presidente della repubblica che firma tutto quello che gli viene proposto. Compreso il vergognoso Lodo Alfano, o meglio legge Alfano, visto che non si può parlare di Lodo in quanto con questa parola si identificano delle leggi che vengono approvate con l'accordo tra le parti, anche se in questo caso è vero che si sospendono temporaneamente i processi. Ma torniamo al nostro Presidente. Si sente parlare poco, ad esempio è stato l'autore di uno scialbo discorso di Capodanno, di quelli che ti fanno addormentare prima della mezzanotte. Quando parla dice cose sempre più scontate, con parole vaghe, che si prestano a interpretazioni, e che puntualmente vengono male interpretate, o meglio vengono interpretate secondo le esigenze di ciascuno degli ascoltatori. Un po' come le profezie di Nostradamus, che vengono interpretate secondo i fatti già accaduti, ma che nessuno le può realmente pronosticare per il futuro. Chiede, il nostro presidente della repubblica, il silenzio da qui al G8 dell'Aquila. Lì per lì sembrava che avesse chiesto un silenzio che doveva avere il sapore del rispetto politico tra le parti, ma poi, quando una delle due parti ha offeso gli elettori dell'altra parte, che semplicemente si erano permessi di contestare, silenzio. Nessun segno di solidarietà o di rimprovero, o quanto meno nessuna conferma di quello che aveva detto il giorno prima. Allora le parole dette assumono il segno di uno che non voleva essere disturbato per le sue vacanze, non il silenzio del rispetto reciproco. Tale sispetto viene ancora di più confermato dal suo silenzio in merito alla strage di Viareggio. Anche lì, nessuna parola. Penso a Pertini e alla tragedia di Vermicino. Qui sono morti diversi bambini e il capo dello stato non si è visto per niente. Ora i casi sono due. O non c'era per davvero oppure è stato oscurato da uno che sembra che abbia non solo partecipato, ma che abbia portato lui i feriti in ospedale. Era dappertutto, ha parlato prima di un motorino, poi di responsabilità che verranno accertate, poi di una legge per regolamentare ma che, chissà perché, fino ad ora non è stata fatta. Bisogna sempre arrivare dopo, mai prima. Silenzio, insomma, come quel silenzio di cui parlava Di Pietro, quello per cui è stato querelato, ma che poi si è visto che non c'era nessun collegamento. Silenzio e moniti. Non può intervenire neanche per dire due parole sul caso della cena della vergogna in casa di un giudice della consulta, Mazzella, uno di quelli che deve decidere sulla costituzionalità del Lodo Alfano, sempre quello di prima. Il suo intervento non sarebbe istituzionalmente corretto. Ma a quanto pare non è neanche corretto un suo parere in merito. Neanche una parola di biasimo per aver incrinato la fiducia degli italiani. Da parte di uno che è il primo cittadino di questa Italia, che peggiora di giorno in giorno.

giovedì 2 luglio 2009

La corsa virtuosa intrapresa per l'ambiente

Trent'anni fa le superpotenze mondiali si sfidavano per tentare di vincere la corsa allo spazio. Oggi, in una crisi ambientale terribile, si sfidano per il ruolo di leader nell’ecologia. Una corsa che per primo ha intrapreso il Parlamento di Bruxelles, ratificando il protocollo di Kyoto in toto (gli Stati Uniti solo in parte e la Cina per niente) e poi con il famoso accordo del 20-20-20 contestato da più parti. I punti che però svantaggiano l’Europa riguardano le diversità di politiche e di tecnologie disponibili tra i vari Paesi. Mentre ci sono alcune nazioni con un ritmo di crescita ecologica impressionante (vedi Germania, Danimarca, Francia e Gran Bretagna), le quali già da anni hanno intrapreso il cammino delle rinnovabili, ci sono anche altri Paesi (come la Romania, la Polonia ed in generale tutto l’Est Europa) che vanno avanti ancora con il carbone, e che le energie rinnovabili non sanno nemmeno cosa siano.
La situazione europea quindi non è rosea, ma ha buone potenzialità. Al contrario, Cina e Stati Uniti hanno il vantaggio di essere più unite, quello che il Governo decide si fa, e quindi se si decide di intraprendere il cammino ecologico, lo si fa tutti insieme. La Cina, il Paese più inquinante del mondo, ha investito più di tutti nel rinnovabile, circa 220 miliardi di dollari, e cioè il 40% dei fondi stanziati dal Governo per uscire dalla crisi. Il colosso cinese ha dalla sua parte l’ambizione di costruire le centrali elettriche ad energia pulita più grandi del mondo, e si sta ponendo in un ruolo leader nell’esportazione delle turbine eoliche. Molto importante anche l’investimento nell’industria dell’automobile, la quale approfittando del fallimento della General Motors ha rilevato il comparto del Suv, ma soltanto in maniera marginale. Il vero cuore dell’industria automobilistica cinese del futuro saranno le auto ibride ed elettriche, che stanno ricevendo finanziamenti a pioggia.
Ma su questo non vuol essere di meno Obama, che per salvare la Chrysler l’ha obbligata a firmare l’accordo con la Fiat per produrre macchine meno inquinanti, e facendo fallire la General Motors darà vita ad un’altra industria automobilistica più piccola ma che punterà esclusivamente sull’ibrido e sul rinnovabile. In quanto a finanziamenti, anche qui siamo a livelli enormi di esposizione economica, 112 miliardi, cifre che l’Unione Europea non si può permettere, le quali andranno a potenziare soprattutto l’industria eolica, la quale al momento produce più energia di tutto il mondo (+ 8.300 watt solo negli ultimi 12 mesi) e che, vedendosi minacciata dagli assalti cinesi, sarà portata ad aumentare ulteriormente la sua produzione.
Cina e Stati Uniti fanno una gara a sè, a suon di miliardi, per la riconversione dell'energia, mentre l’Europa gareggia sul piano delle emissioni, finora le più basse al mondo. Nel mezzo vi è l'Italia che ha avviato la riconversione prima con gli incentivi sul fotovoltaico, ora con quelli sull'eolico, ma dall'altra parte ancora vaneggia di inceneritori, discariche e centrali nucleari, in una terra dove basta un nulla per far esplodere una cisterna di gas in una stazione ferroviaria.

mercoledì 1 luglio 2009

L'interpretazione autentica delle parole del presidente Napolitano.

A quanto pare il presidente Napolitano è in ferie, o quanto meno ha festeggiato il suo 84 compleanno a Capri, come fa di solito. Con il suo panama, l'aspetto vacanziero, le sue parole. Ha detto niente polemiche da qui al G8, ma sembra quasi che abbia detto in questo periodo lasciatemi perdere, non mi fate intervenire, volgio stare un pò tranquillo. E infatti non si è fatto vedere neanche a Viareggio, forse lo farà con calma a emergenza finita, per non ostacolare le operazioni. Insomma lui vorrebbe il silenzio perchè dall'alto dei suoi anni non ce la fa più a reggere tutta questa caciara. Un po' ha ragione, e come dargli torto, un po' viene il timore che questo monito cada sul terreno sbagliato e soprattutto venga interpretato in modo sbagliato. A queste parole abbiamo tutti sospettato che le parole del presidente avessero il sapore della censura, almeno temporanea. Tant'è che il premier ci si è subito fiondato dicendosi pienamente daccordo con un appello da accogliere in pieno. Non passa neanche un giorno e accade che lo stesso premier riesce a sciogliere i nodi della nostra mente, in più occasioni occorse in poco tempo. Conferenza stampa in compagnia di Frattini, non risponde ad un giornalista che gli aveva chiesto cosa ne pensasse delle notizie apparse sulla stampa straniera nei suoi riguardi, dichiarando che ha una disistima per quel giornale e quindi riteneva arbitrariamente di non dover rispondere. Non so se avete visto il video è urticante (http://www.youtube.com/watch?v=ZBTy-o127GI). Passano poche ore e durante una contestazione che subisce a Napoli, dove si era recato per la presentazione del G8, spara a zero sulla solita sinistra che, secondo lui non sa fare il suo mestiere, questa è e così ce la dobbiamo tenere. Dimenticando il messaggio del capo dello stato, innanzitutto, ma soprattutto dimenticando che l'opposizione fa il suo mestiere quando non daccordo con le decisioni della maggioranza e che le persone che protestano, a Napoli come a Livorno, o che fanno domande, non vanno demonizzate perchè sono il sale della democrazia. Il responsabile dell'esecutivo non può tirarsi indietro, nè alle domande nè alle contestazioni, ma deve dare conto del suo operato, sia esso politico sia esso personale. Deve infine essere rappresetnativo di tutti, non fare campagne elettorali, denigrando la parte avversa o, peggio ancora, i contestatori. E' da lì che si vede la statura di un leader, non dalle amicizie personali con questo o quel capo di stato, che pure sono importanti, ma che poco hanno a che vedere con il lavoro. Come accade di solito, dunque, il capo del nostro esecutivo non si è smentito e ritiene che le polemiche da evitare siano solo quelle rivolte verso di lui e mai quelle rivolte da lui verso gli altri. In altri termini la cessazione delle polemiche va bene solo finchè si tratta di censura politica e sociale verso l'opposizione o chi la rappresenta, al contrario non si può.